Brancaccio, rubano lampade in piazzetta Puglisi: «Sfregio alla memoria del nostro parroco»

Per Maurizio Artale del Centro Padre Nostro”non è solo vandalismo; dietro a questi atti c’è l’odio profondo verso chi ha dato la propria vita per gli altri e per chi ne continua la sua opera. Noi continueremo la nostra opera di denuncia”.

 

“No non ci siamo proprio” sembra voler gridare al cielo Maurizio Artale del Centro Padre Nostro. Perchè il furto delle lampade di piazzetta Puglisi, altro non è che l’ennesimo brutto fatto di cronaca di cui si macchia Brancaccio, quel quartiere a sud est di Palermo che si fregiò, tra la fine degli anni 80′ e gli inizi dei 90′, dell’opera pia e fortemente redentrice di un parroco dal cuore d’oro: Padre Pino Puglisi. 

IL PASSO DEL GAMBERO

Sono lontani i tempi in cui piazzetta Beato Padre Pino Puglisi era gremita di migliaia di persone che attendevano la venuta del Papa in visita presso la casa dove abitava il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia. Quella partecipazione corale al 25° anniversario del martirio del Beato Giuseppe Puglisi sembrava una rappresentazione plastica di una scelta di vita: Palermo e Brancaccio si schieravano dalla parte giusta, quella di don Pino. Purtroppo, quanto continua a consumarsi in quel luogo di martirio dimostra il contrario. A più di 7 anni dalla sua beatificazione e a 20 giorni dal 27° anniversario del martirio del Beato Giuseppe Puglisi, i ‘soliti noti’ hanno rubato le 4 lampade che illuminano piazzetta Beato Padre Pino Puglisi, il luogo del suo Martirio. Il 3 agosto avevano già rotto un lampioncino. Naturalmente nessuno ha visto niente”. E’ questo quanto si legge in una nota del Centro. 

NON UN SEMPLICE ATTO DI VANDALISMO

Ma a volere andare oltre, nell’ottica di non fare passare sotto traccia certi brutti accadimenti è lo stesso Artale: “Considerare quanto accaduto un mero atto di vandalismo e inciviltà ò quanto di più sbagliato si possa fare. Nascoto dietro questi atti c’è l’odio verso chi ha dato la propria vita per gli altri e per chi ne continua la sua opera. Noi non ci fermeremo ma continueremo a denunciare tutto ciò che accade in quel luogo ‘sacro’, sperando che prima o poi cresca e si affermi una conoscenza collettiva che si mortifichi ogni qualvolta offendono la memoria dei nostri martiri e, nella fattispecie, quella del Beato Giuseppe Puglisi”.

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