Silvio Berlusconi e il Milan: una storia di successo lunga trent’anni

Silvio Berlusconi verrà ricordato come uno degli imprenditori e personaggi politici di maggiore spicco nella storia del nostro Paese. Quattro volte Presidente del Consiglio, ha speso gli ultimi 30 anni della sua vita in politica, tra guai giudiziari e comportamenti spesso al di sopra delle righe, che ne hanno fatto un personaggio discusso in Italia come all’estero. Tralasciando ogni giudizio, quello che è certo è che la sua personalità carismatica ha fatto di lui un leader, e non soltanto in ambito politico. Ha saputo negli anni costruire intorno a lui un impero, come uomo d’affari nel settore della comunicazione e dei media (a lui si deve la nascita nel 1978 del Gruppo Fininvest) e successivamente diventando anche personaggio di rilievo per il mondo del calcio.

Un amore, quello per il “football” che affonda le sue radici nell’infanzia del “Cavaliere”, da quando andava a scuola dai Salesiani e si dilettava a giocare a calcio in mezzo alla strada o sui campi sterrati degli oratori. Una passione che lo ha portato a rilevare a metà degli anni 80, più precisamente il 20 febbraio 1986, le quote societarie del Milan, diventandone così Presidente. La squadra rossonera, all’epoca di proprietà di Giuseppe Farina, era sull’orlo del fallimento, e l’intervento di Berlusconi salvò il Milan dal tracollo.

I trionfi di Berlusconi al Milan

Nessuno poteva però immaginare che quell’uomo, all’epoca cinquantenne, avrebbe di fatto scritto le pagine più gloriose del club meneghino che, proprio alla figura di Silvio Berlusconi, lega il suo periodo più florido. Sotto la gestione sportiva dello storico e fedele amico di una vita, Adriano Galliani, si è plasmato un club capace di vincere 29 trofei in 31 anni di presidenza: otto scudetti, cinque Champions League (due come Coppa dei Campioni), cinque Supercoppe europee, sette Supercoppe italiane, due Coppe Intercontinentali, un Mondiale per Club e una Coppa Italia. Successi che ne hanno fatto il presidente più vincente della storia del calcio, al pari dell’altrettanto leggendario Santiago Bernabeu, storico numero uno del Real Madrid.

Il suo è stato il Milan di Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini, Albertini, Donadoni. Quello degli olandesi Gullit, Rijkaard e Van Basten. Ma anche quello di Weah, Papin, Pirlo, Shevchenko, Ronaldinho. Tanti, troppi i talenti passati in maglia rossonera per poterli menzionare tutti. Così come gli allenatori che hanno contribuito ai maggiori successi: a partire da Arrigo Sacchi, che con il suo gioco innovativo, fatto di pressing e movimenti senza palla, ha estasiato la tifoseria rossonera e non solo. Per passare poi a due figure altrettanto storiche come quelle di Capello e più recentemente Ancelotti

Un legame che sembrava indissolubile, senza fine, ma come ogni cosa destinato ovviamente a concludersi. Così avviene il 13 aprile 2017, quando l’imprenditore decide di congedarsi dal suo pubblico con una frase breve ma inequivocabile: “Lascio con dolore”, disse salutando quella che era stata la sua creatura per 31 anni. 

Un nuovo inizio col Monza

Quello che sembrava un addio al mondo del calcio in realtà si rivela però un arrivederci: solo un anno più tardi, infatti, Berlusconi decide di rimettersi in pista acquistando il Monza, allora militante in Serie C. Al suo fianco, anche stavolta, il fidato alleato di sempre Adriano Galliani. La voglia di ripetere le gesta e i trionfi ottenuti con il Milan è tanta, anche se sul viso è presente qualche ruga in più rispetto ad allora. L’entusiasmo però è lo stesso di sempre e spesso genera “miracoli”. Così in tempi record i brianzoli ottengono prima l’approdo in Serie B e, successivamente (grazie anche ad una campagna acquisti faraonica per la categoria) la prima storica promozione in A, avvenuta la scorsa estate. Le prime pagine di una favola appena cominciata ma che il tempo, da sempre giudice supremo, non darà modo al suo autore di scriverne il finale.

 

Fonte Immagine: milanotoday.it

 

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