Rosa e nero, dolce e amaro: il destino di una squadra nei colori della maglia più bella della B

Un colore unico, o quasi, nel mondo del calcio. La maglia rosa del Palermo ha da sempre incuriosito ed attratto milioni di appassionati e seguaci di questo magnifico sport, che affonda le sue radici in Italia, addirittura nel periodo rinascimentale, ma che ha visto il suo sviluppo nella prima metà dell’ 800 in Inghilterra. 

Da pochi giorni premiata come maglia più bella del campionato di Serie B 2023/24, avendo vinto la terza edizione della “Jersey Challenge” (con 97.000 voti su un totale di 324.000 – n.d.r.), i colori rosanero sono simbolo di una squadra che sin dalle sue più remote origini ha da sempre alternato pagine di storia “dolci” ad altre più “amare”. Tra i periodi più rigogliosi sicuramente quello dell’era Zamparini, Presidente rosanero dal 2002 al 2018. Anni in cui il Palermo ha raggiunto risultati eclatanti a seguito del ritorno in Serie A, avvenuto nel 2004 dopo oltre trent’anni di assenza. Un’epoca d’oro, contraddistinta da sorprendenti piazzamenti in campionato e da numerose qualificazioni europee, ottenute grazie ad una squadra di talenti cristallini che nel capoluogo siciliano hanno spesso trovato il trampolino di lancio per delle floride carriere. 

L’amaro sta soprattutto nei quattro fallimenti societari, che hanno costretto il club a ripartire spesso dal basso e, come fa una fenice, a rinascere dalle proprie ceneri. Rosa e nero, due colori contraddittori ma allo stesso tempo complementari. Yin e Yang, come direbbero i cinesi; luce ed ombra. I palermitani lo sanno bene: nel calcio, come nella vita, hanno spesso dovuto attraversare la notte più buia e fredda prima di essere scaldati dai raggi del sole, simbolo di questa magnifica terra nonché metafora di rinascita. Non si potrebbe d’altronde godere appieno del dolce senza aver prima assaporato il gusto dell’amaro. 

La storia del rosa e del nero

Il rosa ed il nero, colori ormai iconici del Palermo calcio, fecero la loro prima apparizione sette anni dopo la nascita del club, avvenuta il primo novembre del 1900. Fino ad allora, neanche a dirlo, i colori sociali erano il rosso ed il blu. A promuovere il cambiamento fu Giuseppe Airoldi, uno degli artefici della nascita del sodalizio palermitano. Nella sua lettera a Joshua Whitaker, Presidente onorario e socio della società, Airoldi suggerì il cambio cromatico in rappresentanza dei risultati altalenanti che caratterizzavano già il cammino della squadra da poco nata. La missiva, recapitata nel gennaio del 1905, spiegava che i due colori potevano essere accostati simbolicamente al rosolio e all’amaro, prodotti che la famiglia Whitaker commercializzava in quegli anni. Una buona occasione per poterli assaporare entrambi: il rosolio per festeggiare le vittorie della squadra, l’amaro per digerirne meglio le sconfitte.

All’inizio però l’ardita scelta del rosa creò qualche problema logistico: in quanto non vi erano commercianti, in tutta la Sicilia, che disponessero di un tessuto di tale colore. Venne pertanto dato incarico ad una ditta inglese di occuparsi della spedizione della stoffa, che impiegò tre lunghi mesi prima di giungere a Palermo.

Il testo della lettera scritta da Airoldi a Whitaker

“Caro Giosuè, alcuni amici marinai mi hanno fatto osservare che i colori del Vostro Palermo sono sfruttati parecchio. Il Genova ha i Vostri, i nostri colori. Ieri, Michele Pojero era del parere di mister Black e di Norman di cambiare il rosso e il blu in rosa e nero. Michele dice che i colori sono quelli dell’amaro e del dolce. I Vostri risultati sono alterni come un orologio svizzero. In avvenire, come raccontava Vincenzo Florio al circolo Sport Club di via Mariano Stabile, quando perdete potete bere sempre il suo amaro di colore nero, mentre il rosa potete assaporarlo nel liquore dolce. La mia salute non è più buona e i dolori della vecchiaia sono tanti, perciò affrettatevi a battere le prossime squadre”.

 

La lettera originale di G. Airoldi

 

 

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