Muffa addio | Entra in vigore la nuova norma UNI sulla qualità dell’aria indoor, il trucco semplice che molti ignorano

Muffa in casa - fonte pexels - palermolive.it

La qualità dell’aria indoor è una priorità per la salute di tutti, arrivano nuove regole per professionisti e progettisti

Trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi, dalle abitazioni agli uffici, dalle scuole agli ospedali, fino ai mezzi di trasporto. La qualità dell’aria in questi spazi ha un impatto diretto sul benessere delle persone, sulla produttività lavorativa e sulle capacità di apprendimento degli studenti. Tuttavia, spesso l’aria interna è più inquinata di quella esterna a causa della presenza di sostanze invisibili, come polveri sottili, formaldeide, VOC, muffe, allergeni e radon.

La crescente consapevolezza dell’impatto della qualità dell’aria sulla salute pubblica ha reso necessario un cambio di paradigma per chi opera nel settore edilizio. Progettisti, ingegneri, architetti, geometri, periti e facility manager sono chiamati a sviluppare competenze specifiche per valutare e migliorare la salubrità degli ambienti. La norma UNI 11976:2025, recentemente pubblicata da UNI, fornisce strumenti concreti per affrontare queste sfide lungo l’intero ciclo di vita degli edifici.

La norma, pubblicata ad aprile 2025, nasce dal riconoscimento del legame tra qualità dell’aria interna, salute delle persone ed efficienza energetica degli edifici, in coerenza con la UNI EN16798-1 e la Direttiva Case Green. Il documento stabilisce un quadro metodologico per la misurazione e il monitoraggio della qualità dell’aria in edifici civili, come abitazioni, scuole e uffici.

La UNI 11976 indica quali inquinanti monitorare, definisce criteri per la pianificazione dei rilievi e fornisce metodi di misurazione chimici, fisici e biologici. La norma prevede anche una check list dettagliata per la raccolta delle informazioni ambientali e tecniche, oltre a riferimenti ai valori guida di esposizione per i principali contaminanti. Si tratta di uno strumento scientifico e applicativo, in linea con documenti dell’Istituto Superiore di Sanità, pensato per uniformare le pratiche di controllo della qualità dell’aria.

Le categorie di contaminanti

Il monitoraggio secondo UNI 11976 considera tre principali categorie di sostanze: chimiche, come VOC, SVOC, formaldeide e particolato; fisiche, con particolare attenzione al radon; e biologiche, comprendenti virus, batteri, muffe e allergeni. Il monitoraggio deve durare almeno cinque giorni consecutivi, essere ripetuto in stagioni differenti e riflettere le condizioni reali d’uso degli ambienti, considerando ventilazione, occupazione e orari.

Per il mondo dell’edilizia, la norma richiede una visione integrata tra costruzione, gestione e salubrità. I progettisti devono includere la qualità dell’aria già nelle prime fasi del progetto, puntando a migliorare sicurezza, comfort e fruibilità degli spazi. Un’attenzione costante alla salubrità riduce l’incidenza di malattie, abbassa i costi sanitari e garantisce ambienti più confortevoli e sicuri per tutti.

Come rimuorere la muffa – fonte pexels – palermolive.it

Monitoraggio nelle scuole e negli ambienti sensibili

Gli ambienti scolastici, frequentati da soggetti particolarmente vulnerabili, devono essere monitorati con maggiore attenzione. Studi dimostrano che un’aria più pulita migliora concentrazione, memoria e capacità cognitive, riduce lo stress e favorisce il benessere generale. Ambienti salubri possono inoltre contribuire indirettamente a creare contesti sociali più positivi e sicuri, con effetti anche sulla riduzione di comportamenti problematici.

La norma propone una check list tecnica che guida la raccolta di informazioni su materiali, impianti, ventilazione, protocolli di pulizia e livello di occupazione. Questo strumento è utile sia in fase di progettazione sia durante audit e controlli periodici, offrendo un approccio scientifico e standardizzato per garantire ambienti più salubri e sicuri, in linea con le migliori pratiche internazionali.