Stupro Palermo, 300 firme contro Nunzia De Girolamo: “Ha trasformato la violenza in spettacolo”

Girolamo

E dopo il richiamo della commissione Pari opportunità e del sindacato dei giornalisti Rai, arriva anche una raccolta firme e una lettera. Nunzia De Girolamo è finita nel mirino di attiviste, giornaliste e intellettuali dopo aver ospitato nel suo programma “Avanti Popolo” la vittima dello stupro avvenuto a Palermo a luglio scorso.

Una raccolta di circa 300 firme è alla base di una lettera inviata alla presidente Rai Marinella Soldi e a tutto il Cda, con in conoscenza il presidente Agcom Giacomo Lasorella e quello dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bortoli.

A non aver convinto non è tanto l’ospitata della giovane in studio, avvenuta durante la puntata del 31 ottobre, bensì le modalità di trattamento dell’argomento e tutto il dibattito che ne è generato. Si accusa la De Girolamo di “violazione dei basilari principi della deontologia professionale nell’esporre una sopravvissuta alla spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria cui si è assistito nel corso del programma”.

Nunzia De Girolamo, modalità di conduzione fuori luogo

In particolare non è andata giù la lettura dei messaggi che gli stupratori si sono scambiati successivamente ai fatti (così è uno schifo; la carne è carne). E ancora le interviste fatte a Palermo da uomini e donne che, a volto coperto, nel paradosso generale accusano la 19enne diessersela andata a cercare”.

Ma a non piacere sono state anche le modalità di conduzione, dalle domande fatte dalla giornalista alla vittima “Ma tu urlavi? Chiedevi aiuto?” fino alla richiesta di ripercorrere quella terribile notte.

Nella lettera a conclusione si legge: “La ragazza – spiegano nella lettera inviata – è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria, dal momento in cui è stata costretta ad ascoltare sia le intercettazioni degli stupratori, sia l’agguerrita vox populi dei social, riprodotta graficamente sugli schermi dello studio che, analizzati arbitrariamente e morbosamente i vestiti, gli usi e gli atteggiamenti della giovane, ne ha sancito la colpevolezza”.

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