Strage di Altavilla, Fina e Carandente continuano a dirsi innocenti: in arrivo la richiesta di un nuovo interrogatorio

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In carcere dal mese di febbraio, Massimo Carandente e Sabrina Fina continuano a sostenere di essere stati nella villetta di Giovanni Barreca, ad Altavilla Milicia, solo per pregare e di essere andati via prima che avvenisse la strage. La coppia di palermitani, accusata di aver ucciso, insieme all’operaio e alla figlia maggiore, la moglie dell’uomo, Antonella Salamone, e i due figli maschi, presenterà lunedì la richiesta di interrogatorio da parte dei pm di Termini Imerese.

Strage di Altavilla, Fina e Carandente si proclamano innocenti

I due ieri hanno incontrato i loro legali, l’avvocato Marco Rocca, che difende Carandente, e Fabio Critelli Janfer, difensore della donna. Non sono ancora stati depositati gli accertamenti sui dispositivi telefonici e sui pc sequestrati. Dall’esame dei tabulati si potrà capire se la coppia fosse effettivamente nella villetta durante la strage. Si attende inoltre la relazione medico-legale sui resti di Antonella Salamone, bruciata dopo il delitto, e sui figli Kevin ed Emanuel, che prima di essere uccisi sarebbero stati torturati.

“C’era il diavolo in casa”

Durante l’ultimo colloquio con il suo legale, Giovanni Barreca avrebbe continuato nella convinzione che in casa sua fosse presente il diavolo. Stando alle sue dichiarazioni, ne erano convinti tutti in famiglia. Anche Kevin, il figlio più grande, torturato e ucciso dopo il fratellino Emanuel e la madre.

“Lui li ringrazia, però è combattuto – ha spiegato l’avvocato in relazione all’atteggiamento dell’uomo verso i due palermitani -. Ricorda che c’è stata una telefonata tra Massimo Carandente e qualcuno all’esterno della villetta. Una conversazione durata mezz’ora sia al telefono che tramite messaggi”.

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