Sanità super efficiente per Messina Denaro, esami in tempi record e operazione a otto giorni dalla diagnosi di cancro

Tra gli arrestati di oggi c’è anche il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo, Cosimo Leone, prima di una serie di pedine insospettabili nel mondo della sanità che – secondo gli inquirenti – hanno aiutato il boss durante la malattia

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Tre indagati si aggiungono alla lista di presunti fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros hanno arrestato nelle scorse ore l’architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo Cosimo Leone, accusati di associazione mafiosa, e Leonardo Gulotta, accusato invece di concorso esterno in associazione mafiosa.

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova.

Sanità efficientissima per il latitante Messina Denaro

Le indagini hanno permesso di appurare che Matteo Messina Denaro, durante la latitanza, ha potuto godere di una sanità efficientissima. Esami effettuati in tempi record, visita oncologica rapidissima, ricovero e operazione a soli otto giorni dalla diagnosi di cancro al colon, ricevuta a novembre del 2020: una solerzia sospetta quella riservata al boss, che all’epoca usava documenti falsi, su cui si concentrano attualmente gli investigatori.

Tra gli arrestati di oggi c’è anche il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo, Cosimo Leone, prima di una serie di pedine insospettabili nel mondo della sanità – secondo gli inquirenti – che hanno aiutato il boss durante la malattia. Leone, cognato dell’architetto Massimo Gentile, anche lui arrestato oggi, si sarebbe occupato di far fare una Tac urgente al capomafia (Tac, come risulta da documenti sanitari, anticipata più volte).

Nel giorno dell’esame, inoltre, il tecnico chiese di cambiare turno facendo coincidere la sua presenza in ospedale con gli accertamenti diagnostici al boss. Gli investigatori ritengono che Leone avrebbe costantemente informato dello stato del paziente un altro fiancheggiatore, Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra che ha prestato al boss l’identità per farsi curare. I carabinieri hanno scoperto decine di contatti telefonici tra i due nei giorni in cui il capomafia si trovava all’ospedale di Mazara.

Il tramite in periodo Covid

Il lavoro sui tabulati ha consentito agli investigatori di ricostruire le chiamate e, attraverso le celle, gli spostamenti del tecnico e Bonafede nei giorni della diagnosi e dell’intervento. Dalle analisi risulta evidente che Bonafede fece avere al boss un cellulare mentre questi era ricoverato. Essendo in pieno periodo Covid, la figura del tecnico sarebbe stata fondamentale come tramite con il capomafia visto il divieto di accesso in ospedale.

Il 14 novembre, quindi, alle 13.30 Bonafede partì da Campobello e arrivò dopo circa 15 minuti a Mazara del Vallo nei pressi dell’ospedale. Alle 13.48 avvisò Leone, presente quella mattina in ospedale e gli consegnò il nuovo telefonino. Dopo 15 minuti, il tecnico diede il cellulare al latitante che immediatamente chiamò Bonafede sul suo vecchio numero. L’apparecchio, ulteriore prova che a usarlo fosse Messina Denaro e che qualcuno interno all’ospedale glielo avesse consegnato clandestinamente, restò in ospedale per tutti i 4 giorni di degenza del boss.

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