Libero Grassi, 32 anni fa la morte dell’imprenditore che disse no alla mafia

Il 29 agosto del 1991 Cosa Nostra uccise a Palermo Libero Grassi, l’imprenditore che per primo decise di opporsi al pizzo.

La lettera al Giornale di Sicilia

La sua pubblica lotta contro la piovra della mafia inizia il 10 gennaio del 1991, quando il Giornale di Sicilia decise di pubblicare una sua lettera aperta pubblicamente a Cosa Nostra, dopo le incessanti intimidazioni da parte del fantomatico geometra Anzalone. Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia“.

L’uccisione

Un atto rivoluzionario che Grassi pagherà con la propria vita sette mesi e mezzo, mentre si recava al lavoro, colpito alle spalle da quattro colpi di pistola da un sicario. 

 

Il sacrificio dell’imprenditore non è stato vano, contribuendo al varo della legge anti-racket e all’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione.

La riflessione di Addiopizzo

In occasione del 32° anniversario della sua morte, AddioPizzo affida al popolo siciliano una riflessione sul fenomeno estorsivo:

Il fenomeno estorsivo è cambiato e molti di coloro che pagano sono conniventi con Cosa nostra“. Questa la denuncia del Comitato nato nel 2004 per sostenere chi dice “no” al racket. “Sono ancora molti, soprattutto in alcune aree della città e in specifici settori, coloro che pagano le estorsioni e non denunciano. Su questa tendenza va però aggiornata la narrazione: rispetto al passato il tema che investe la maggior parte di coloro che pagano non è più quello della paura né tanto meno della solitudine, ma quello della connivenza. La scelta di opporsi è possibile e non ha bisogno del clamore mediatico a cui, suo malgrado, fu costretto l’imprenditore”. 

Lagalla: “Un faro per tutti gli imprenditori onesti”

“A 32 anni dalla sua uccisione, il coraggio e il sacrificio di Libero Grassi rappresentano un gesto di legalità destinato a non sbiadire mai. A testa alta non si è piegato al ricatto mafioso, rifiutandosi di pagare il pizzo. L’esempio dell’imprenditore è un faro per coloro che vogliono portare avanti la propria attività in modo onesto, senza scendere a patti con Cosa nostra. Gli imprenditori oggi, rispetto a quanto accaduto a Libero Grassi, possono contare sul concreto sostegno delle associazioni antiracket. È proprio grazie all’impegno di queste associazioni e al lavoro di magistratura e forze dell’ordine che negli ultimi decenni sono stati fatti grandi passi in avanti contro le estorsioni e sono aumentate le denunce degli imprenditori. Il percorso di legalità, però, deve continuare a essere alimentato, consapevoli che ancora oggi ci sono soggetti che pagano il pizzo non solo per paura, ma anche per trarre benefici da scellerati accordi con la criminalità organizzata”. Così dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

Imprenditore denuncia: estorsore arrestato con il “pizzo” in tasca