Insultò un agente ma il fatto “non sussiste” se non ci sono altri presenti: assolto

Per il giudice di primo grado basandosi sulla relazione di servizio dall’agente. invece si trattava di «un’offesa chiara e lampante»

“Sei una cosa inutile e da buttare”, questa sarebbe la frase che Paolo Giuliano avrebbe rivolto ad uno dei due agenti che gli stava sequestrando lo scooter allo Zen. Il motivo? Alla guida senza patente durante un controllo di routine in via Rocky Marciano.

La vicenda risale al 4 ottobre del 2017 e per il giudice di Primo grado si era trattato di «un’offesa chiara e lampante» , condannando il Giuliano a 4 mesi di carcere. Come riportato dal Giornale di Sicilia, non è stata dello stesso avviso la prima sezione della Corte d’appello, presieduta da Matteo Frasca, accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Filippo Sabbia, è scattata l’assoluzione, ribaltando la sentenza di primo grado. 

Il giudice: “È necessaria la presenza di più persone”

Per accertare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, è infatti necessaria la presenza di più persone, cosa che in questo non sarebbe avvenuta. Così come ha scritto nella sentenza il giudice d’Appello: «Da nessun atto processuale e, in particolare, dall’annotazione di servizio posta a base della decisione impugnata è possibile desumere che in occasione dell’accertamento effettuato dagli agenti della polizia fosse stato presente alcuno, non essendovi nell’atto alcun riferimento neppure alla circostanza che si trattasse di via pubblica frequentata. Tanto basta ad escludere la sussistenza di uno degli elementi costitutivi del reato dal quale coerentemente l’imputato deve essere assolto perché il fatto non sussiste».