Errore giudiziario: dopo 33 anni di carcere ergastolano riconosciuto innocente e liberato

I giudici hanno revocato la condanna a vita all’ergastolano facendo cadere le accuse con la formula “per non avere commesso il fatto”

Dopo 33 anni di carcere i giudici della Corte di Appello di Roma, al termine del processo di revisione, hanno assolto Beniamino Zuncheddu dall’accusa di essere l’autore della strage di Sinnai, avvenuta l’8 gennaio del 1991 in provincia di Cagliari, dove morirono tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita. I giudici, con la sentenza arrivata ieri sera dopo le 21, hanno revocato l’ergastolo all’ex allevatore, facendo cadere le accuse  con la formula “per non avere commesso il fatto”. Zuncheddu, all’epoca dei fatti era 27enne, adesso di anni ne ha 60, è libero. 

I moltissimi  presenti in aula arrivati dalla Sardegna La sentenza è stata accolta con emozione dai tanti presenti in aula, ed hanno applaudito per alcuni instanti, dopo la lettura del dispositivo. In aula c’era anche lo stesso Zuncheddu per il quale i giudici capitolini, il 25 novembre scorso avevano già sospeso la pena facendolo tornare in libertà.

Il supertestimone aveva mentito

Quindi la Corte d’Appello ha accolto le richieste del procuratore generale, Francesco Piantoni, nel corso della requisitoria ha ricostruito trent’anni di vicenda giudiziaria. Ha posto al centro del suo discorso la credibilità dell’accusatore, Luigi Pinna, che oggi ha oggi 62 anni.  È l’unico superstite della strage in cui, all’interno di un ovile, morirono Gesuino Fadda, 56 anni, il figlio Giuseppe di 24 anni e Ignazio Pusceddu, 55enne, che lavorava alle dipendenze dei due.

Il rappresentate dell’accusa ha detto: “In questa vicenda ci sono state menzogne durate 30 anni”. Si è riferito al al supertestimone Pinna, che nel febbraio del 1991 indicò Zuncheddu, che fin da subito si era dichiarato  innocente, come il killer del Sinnai. Nell’immediatezza dei fatti invece lo stesso Pinna aveva sostenuto di non potere riconoscere l’autore degli omicidi perché aveva il viso travisato da una calza.

La verità dopo una drammatica testimonianza

Poi il colpo di scena nel processo di revisione. In una drammatica testimonianza, Pinna ha affermato;  “Nel febbraio di 33 anni fa, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui. È andata così: ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata”. Il procuratore generale, nella sua requisitoria, riferendosi a Pinna non ha usato mezzi termini: “L’attendibilità di Pinna ha rappresentato il fulcro per la condanna al carcere a vita per Zuncheddu, ma lui Beniamino non lo ha visto adeguatamente e ha mentito per 30 anni”.

Fonte foto Ansa