Nuova direttiva, stipendi uguali per uomini e donne: si possono sapere anche quelli dei colleghi

I lavoratori potranno conoscere lo stipendio di chi ha lo stesso grado e ci sarà parità di retribuzioni tra uomini e donne

È in arrivo da Bruxelles una direttiva destinata a cambiare le carte in tavola nel mondo del lavoro. Per i datori di lavoro c’è l’obbligo di attuare “sistemi retributivi” che predispongano parità di stipendio per uno stesso lavoro svolto sia da una donna che da un uomo.

Oltre questo, al secondo punto della direttiva ci sarà una vera novità. I lavoratori, infatti, in base al “diritto all’informazione”, potranno richiedere e ricevere per iscritto tutte le informazioni che riguardano il proprio livello retributivo individuale comparato con i livelli retributivi medi delle categorie di lavoratori che svolgono la stessa mansione. La risposta su questi parametri da parte del datore di lavoro deve arrivare entro e non oltre i 60 giorni dalla richiesta del dipendente.

Nelle retribuzioni parità di sesso

In pratica ogni lavoratore potrà sapere le paghe dei colleghi. Spesso gli italiani alla domanda «Quanto guadagni?» preferiscono non rispondere, e tenere tutto nei segreti del proprio cedolino. Ma adesso con la direttiva in arrivo si cambia. Il segreto salariale non ci sarà più. E il motivo è presto detto: l’Italia, entro il 7 giugno del 2026 dovrà recepire la direttiva Ue2023/970 che regolamenta il “gender pay gap”. Nel nome della parità dei sessi e delle retribuzioni, si alza il velo su quanto si incassa a fine mese. Ciò punta ad equiparare gli stipendi di uomini e donne a parità di ruolo nell’ambito di una stessa azienda.

Si possono conoscere gli stipendi dei colleghi

Inoltre, sempre la direttiva, fa cadere il vincolo di non rendere nota la propria retribuzione. Così di fatto vengono eliminate le clausole contrattuali che limitano la possibilità del dipendente di rendere noto il proprio stipendio. I datori di lavoro, secondo le nuove norme che arrivano da Bruxelles, sono tenuti anche ad informare ogni anno tutti i lavoratori del loro diritto di ricevere informazioni sui livelli salariali, e su come esercitare questo nuovo strumento voluto dall’Europa. Va sottolineato però che la direttiva non preclude al datore di lavoro di dare una paga più alta, ad esempio per merito, a un dipendente o a una dipendente in base a principi che devono “restare neutri” sotto il profilo del genere. L’effetto più vistoso della caduta della privacy però è tutta nella possibilità del dipendente di conoscere la paghe dei colleghi che svolgono lo stesso ruolo all’interno di una azienda.

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