Come funziona il decreto anti rave party che vuole il governo Meloni

Dopo il rave party (già sgomberato) a Modena con più di 3.500 partecipanti, il governo Meloni, insediatosi poco più di una settimana fa, ci ha tenuto subito a mettere in chiaro l’intransigenza con cui d’ora in avanti risponderà a questo tipo di episodi.

“È finita la pacchia. Pugno duro contro droga, insicurezza e illegalità”, ha promesso il vicepremier Matteo Salvini. Uno spirito che si riflette nella norma inserita nel Decreto Legge 31 ottobre 2022, n. 162. Aggiungendo nel codice penale l’articolo 434-bis, viene introdotta di fatto una nuova specie di reato. ‘Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica’.

Cosa prevedrebbe il decreto anti rave

In sintesi: chi “organizza o promuove» un evento da cui «può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica» potrà essere punito «con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000″. Ad essere puniti, nello specifico, i “raduni” di oltre cinquanta persone. La norma si applica in caso di «invasione arbitraria di terreni o edifici altrui», non solo privati ma anche pubblici.

Dunque teoricamente include anche spazi come università, piazze, luoghi di lavoro. Per non organizza né promuove l’evento, ma vi prende parte, la norma si limita a indicare che «la pena è diminuita”. Al posto dei “rave”, inoltre, la scelta di includere i “raduni” nella fattispecie spiana la strada a maggiori interpretazioni. Riguardo alle “cose che servirono per commettere il reato» (per esempio casse, microfoni e strumenti), tuttavia, non si transige: è «sempre ordinata la confisca”.