Buttafuori nei locali di Palermo imposti dai boss, confermati i domiciliari per un imputato

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Resta agli arresti domiciliari Andrea Catalano, che era stato condannato alla pena di 8 anni nell’ambito del procedimento denominato “Buttafuori” e che ad inizio maggio aveva ottenuto l’attenuazione della misura custodiale con quella degli arresti domiciliari, stante l’affievolimento delle originarie esigenze cautelari. I Pubblici Ministeri Gaspare Spedale e Giorgia Spiri hanno però proposto appello avverso il suddetto provvedimento, sostenendo l’attualità della pericolosità sociale del Catalano, nonché l’alto rischio di reiterazione di reati della stessa specie.

La difesa di Catalano, rappresentata dall’avv. Giovanni Castronovo con una corposa memoria scritta, ha però eccepito l’infondatezza dell’appello dei pm,alla luce del periodo di detenzione (ben 4 anni) già scontato dal Catalano, soggetto allo stato incensurato, del fatto che la vicenda che lo ha riguardato risale a ben 6 anni orsono e che i locali in questione (il Reloy, il Moro e Villa Panoramica)sono oramai chiusi da tempo. Per tale ragione quindi sarebbe oggettivamente impossibile reiterare analoghe condotte delittuose.

Il Tribunale della Libertà, presieduto da Antonella Pappalardo, in accoglimento della tesi difensiva ,ha rigettato quindi l’appello proposto dalla pubblica accusa, confermando nei confronti di Andrea Catalano la misura degli arresti domiciliari. 

L’inchiesta

L’operazione, denominata “Octopus” risale al 2019 quando i Carabinieri arrestarono 11 persone. Dalle indagine emerse che Cosa Nostra aveva il controllo sulla gestione dei buttafuori di alcuni locali di Palermo. Tra i nomi di spicco dell’inchiesta c’erano quello di Andrea Catalano che gestiva e curava i rapporti con i titolari delle attività e quella del boss Massimo Mulè (condannato a 5 anni e 4 mesi con rito abbreviato). 

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