Uccide il papà violento, nel diario ha scritto: “Se state leggendo o è morto lui o sono morta io”

Dopo l’omicidio. durante le perquisizioni nella casa della famiglia, i carabinieri hanno trovato e sequestrato il diario della 18enne

Dopo quattro ore di interrogatorio è stato convalidato dalla Procura di Alessandria, competente per territorio, il fermo della 18enne accusata di avere ucciso qualche giorno fa, a Nizza Monferrato, il padre 50enne Akhyad Sulaev, di origine cecena come tutta la famiglia. La ragazza nelle prime ore dopo l’omicidio ha raccontato di aver ucciso il padre per difendere la madre, affermando che lei e la mamma, da tempo erano vittime dei maltrattamenti del padre.

I carabinieri hanno trovato un diario

Dopo l’omicidio, durante le perquisizioni nella casa della famiglia, i carabinieri hanno trovato il diario della 18enne, con alcune riflessioni scritte prima della fatale lite finita con l’accoltellamento del genitore. Ora quelle pagine sono in mano alle forze dell’ordine, che le stanno esaminando. Oggi il quotidiano La Stampa ha pubblicato degli stralci del diario della ragazza. “Spero che tutti gli uomini simili brucino all’inferno – si legge negli appunti della ragazza -. Non avrei mai immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel cogl***e prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre”. Ed ancora: “Chi troverà questo scritto capirà: o sarò morta io o sarà morto lui. Ho paura che i miei fratelli copino il comportamento di mio padre”.

“Quando vengo a casa ti uccido”

“Non avevo mai osato affrontare mio padre né oppormi a lui, ma i maltrattamenti durano da tempo, fanno parte della sua cultura, del modo di intendere i rapporti con le donne”, ha scritto la 18enne. “A volte – si legge ancora – prende mia madre, la trascina di fronte ai miei fratelli maschi e insegna loro come si tratta una donna. Quando una donna vi risponde male dovete prenderla così, come fa papà, diceva”. Poi quella lite fatale, dopo che il 50enne si era licenziato dall’ultimo lavoro in un ristorante come lavapiatti. “Quando vengo a casa ti uccido, come ti permetti”, avrebbe scritto Akhyad alla figlia, che lo aveva rimproverato per essersi licenziato. Tornato tra le mura domestiche, l’uomo avrebbe prima picchiato la moglie, poi la figlia, presa a pugni. La ragazza avrebbe estratto un coltello dal cassetto della cucina per colpirlo alla schiena e all’addome: due fendenti letali. Ora è in carcere.

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