«Solo il Donbass»: gli insuccessi costringono Putin a rivedere i suoi piani

Il ridimensionamento del programma renderebbe possibile la conclusione delle ostilità prima del 9 maggio, “Giornata della vittoria”

Dopo oltre un mese di guerra con scarsi progressi sul terreno, nella dichiarazione del ministero della Difesa russo si intuisce un ridimensionamento degli obiettivi iniziali di Putin. Una opzione che  può essere funzionale a ridurre i tempi delle operazioni militari. Il piano iniziale della Russia prevedeva una invasione lampo per rovesciare il governo di Kiev. Invece, nel suo ultimo suo briefing,   il generale dello stato maggiore russo Sergey Rudskoy  ha fatto sapere che «i principali obiettivi della prima fase dell’operazione in Ucraina «sono stati completati». Quest’annuncio prefigura un cambio significativo della strategia di Vladimir Putin, probabilmente per uscire dal pantano ucraino. «Le forze armate russe ora si concentreranno sulla completa liberazione del Donbass», ha detto il generale.

POSSIBILE LA FINE DELLA GUERRA PRIMA DEL 9 MAGGIO

Questo cambio di rotta confermerebbe la notizia circolata ieri che lo “zar” starebbe pensando di concludere la guerra in Ucraina prima del 9 maggio. Con la possibilità di potere proclamare il compimento della missione nel giorno delle celebrazioni della “Giornata della vittoria”, il 77°  appuntamento per  ricordare il trionfo sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale.  D’altro canto è un dato di fatto che l’avanzata russa  nella maggior parte dei fronti sia in stallo, soprattutto nel nord-est e a Kiev. Una situazione che da giorni le cancellerie e gli analisti occidentali rilevano. Ovviamente per Mosca invece tutto sta procedendo come da programma. Ma nelle pieghe di questa contro-narrativa si inizia a capire la scelta per una diversa strategia. Il generale Rudskoy non ha mancato di ricordare la distruzione della stragrande maggioranza dell’aviazione e della marina ucraina. «Grazie a tali «successi ─ ha detto ─,  la Russia ora concentrerà il suo principale sforzo bellico sulla “completa liberazione” del Donbass, dove l’Armata combatte al fianco delle milizie separatiste. In quella zona i russi già controllano il 93% della regione di Lugansk, ed il 54% di quella di Donetsk».

«NON VOLEVAMO DISTRUGGERE LE CITTÀ UCRAINE»

L’alto ufficiale ha quindi precisato che «il piano iniziale non era quello di assaltare le città ucraine, per evitare la loro distruzione e ridurre al minimo le nostre perdite e quelle dei civili». Spiegando che «gli attacchi contro le altre regioni del Paese si sono resi necessari per impedire l’invio dei rinforzi al Donbass. Non una campagna di occupazione quindi, ma la difesa di un popolo vittima di “genocidio” che ha chiesto aiuto alla madre Russia». Queste precisazioni, che in realtà sono un vero e proprio cambio di strategia, vengono interpretate in Occidente come un’ammissione da parte di Mosca di non poter proseguire, contemporaneamente, le operazioni su più fronti. E non è irrealistico pensare che Putin a questo punto miri ad una vittoria più semplice ed a portata di mano. Anche per frenare il crescente malcontento interno, in un Paese sempre più isolato.

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