Si rifiuta di chiamare i soccorsi e lascia morire la compagna 40enne di polmonite

Secondo l’accusa l’uomo avrebbe drogato la compagna lasciandola per tre giorni in balia della polmonite

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Un uomo di 43 anni, Fausto Chiantera, è finito a processo per omicidio volontario aggravato per non aver soccorso la fidanzata colpita da polmonite, pensando che fosse in overdose.

L’uomo ha somministrato stupefacenti alla compagna, rendendola incosciente, e invece di chiamare i soccorsi l’ha gettata sotto la doccia e ha aperto l’acqua gelata, pensando che fosse un buon modo per farla tornare in sé. I fatti che la procura gli contesta risalgono al 15 febbraio 2022, quando il 43enne e la sua compagna hanno partecipato a un festino a base di alcol e droga. Dopo aver assunto dell’eroina, la donna avrebbe iniziato a sentirsi male ma nessuno ha voluto chiamare i soccorsi.

Tre giorni di agonia per la compagna, e lui cercava consigli su Google

Chiantera, si legge nel capo di imputazione, avrebbe semplicemente messo la donna «a testa in giù dentro il vano doccia, spogliandola e mettendo in lavatrice i suoi vestiti, facendole poi assumere cocaina e sostanze psicotrope, lasciandola in uno stato di incoscienza e agonia per più giorni e fino al decesso, avvenuto per broncopolmonite massiva bilaterale».  I fatti risalgono al gennaio del 2022 quando la donna, Simona M., è morta nell’appartamento abitato dalla coppia, a due passi da Stazione Trastevere, a Roma. Mentre la donna soffriva per quasi tre giorni, Chiantera avrebbe provato a cercare consigli su internet. «Cosa fare in caso di overdose», ha digitato l’uomo nella barra di ricerca di Google. Un dettaglio che secondo i PM dimostrerebbe che l’uomo, arrestato il 18 febbraio 2022, giorno della morte della donna, era perfettamente consapevole di cosa stesse accadendo alla compagna.

Fra i due una relazione tossica

I documenti raccolti dalla Procura durante le indagini preliminari proverebbero che quella tra Chiantera e la 40enne morta lo scorso anno era una relazione tossica a tutti gli effetti. Le aggressioni e gli episodi di violenza, sia fisica che psicologica, sarebbero iniziati nel 2020. Lui le aveva distrutto il cellulare, costringendola a condividere un solo dispositivo, e la picchiava con una moka da caffè. Secondo i PM, Chiantera era riuscito a isolare la compagna, tenendola in ostaggio e allontanandola da amici e familiari. Per convincerla a obbedire, l’uomo la avrebbe più volte minacciata di pubblicare video che la immortalavano in atti sessuali.

Nonostante il controllo ossessivo di Chiantera, i genitori della donna si erano accorti che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. A novembre del 2020, la vittima invia una foto con un occhio nero ai genitori che corrono a prenderla e chiamano il 112. La manipolazione dell’uomo però ormai è in stato avanzato e i due tornano presto a convivere.

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