I presidi bocciano in coro l’ipotesi di chiudere le scuole a fine giugno

Quasi tutti i presidi d’accordo: «Troppo caldo e aule non climatizzate». Per chi deve recuperare, meglio corsi estivi

I presidi siciliani quasi all’unanimità, bocciano senza appello l’ipotesi di recuperare il tempo perduto con la didattica a distanza spostando in avanti il termine delle lezioni di tre settimane. In Sicilia, secondo il calendario scolastico emanato dalla Regione, la fine delle lezioni è prevista per martedì 8 giugno, e quindi significherebbe terminare alla vigilia del 1° luglio. C’è che sostiene che con il caldo che c’è in quel mese in Sicilia non sia possibile spostare in avanti la chiusura oltre la prima decade di giugno. E inoltre pochi giorni in più non darebbero nessun valore aggiunto a quanto fatto finora. Altri pensano che questa proposta non è stata altro che una mossa politica.

LE SCUOLE NON SONO ATTREZZATE CLIMATICAMNETE

I dirigenti scolastici sono convinti che per gli studenti rimasti indietro, invece che prolungare l’anno scolastico fino al 30 giugno sarebbe meglio organizzare corsi estivi. Oggi Repubblica edizione Palermo ha raccolto molte dichiarazioni di presidi siciliani. In molti sostengono che nelle aule senza condizionatori è già difficile lavorare in classe a settembre. Le nostre scuole, dicono , non sono attrezzate climaticamente. Fanno anche notare che un eventuale prolungamento interferirebbe con lo svolgimento degli esami di Stato.

«NON SI È PERSO MOLTO». D’ACCORDO ANCHE I SINDACATI DI CATEGORIA

Alcuni si chiedono cosa si sia davvero perso con la Dad, considerando che in questo periodo il lavoro fdei professori è forse raddoppiato. D’altro canto gli scrutini del primo quadrimestre testimoniano che, malgrado le difficoltà, grazie al lavoro fatto dagli insegnanti, la situazione è meno preoccupante di quanto ipotizzato. Quindi un eventuale prolungamento «finirebbe per sminuire l’immenso lavoro fatto dai docenti». Sono dello stesso avviso anche i sindacati dei dirigenti scolastici. Per loro la questione da porre è un’altra: occorrono più risorse per organizzare corsi di recupero a giugno e luglio. «Non sono due settimane in più che potrebbero risolvere il problema delle eventuali carenze accumulate dagli studenti», sostengono.