Poliziotti corrotti a Palermo, le intercettazioni: “Non telefonare, scaricati Telegram”

Lo spacciatore si sfogava al telefono con la madre: “Se parlassi io, mezza squadra mobile… Si porterebbero tutti!”

pedone

Quella scoperta dalla Procura palermitana è una brutta storia di infedeltà: in carcere sono finiti due  poliziotti, due vice vice sovrintendenti della squadra mobile di Palermo, Fabrizio Spedale e Salvatore Graziano, di 54 e 56 anni. Avrebbero offerto protezione ai pusher in cambio di soldi e quattro motocicli. Facevano da “talpe” all’interno della polizia per uno spacciatore. Secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero intascato soldi e ricevuto quattro scooter per tenere informato delle mosse dei colleghi e di eventuali indagini che potevano coinvolgerlo un trafficante di droga, Ignazio Carollo, anche lui arrestato. Inoltre i due agenti indagati avrebbero anche fornito a Carollo droga, frutto di sequestri della polizia di Palermo. Spedale e Graziano falsificando i verbali, avrebbero inoltre simulato la distruzione di quello stupefacente.

Le intercettazioni sul telefono dello spacciatore

Le responsabilità dei due agenti sarebbero venute fuori da una indagine su Carollo, lo spacciatore. Le intercettazioni avevano rivelato, infatti, la presenza una talpa nella polizia. È così che gli agenti sono riusciti a risalire all’identità degli informatori. Uno dei due, Spedale, in un’occasione avrebbe anche incontrato la madre di Carollo per raccogliere informazioni. Prima la donna lo avrebbe contattato per telefono: “Buonasera signor Fabrizio sono la madre di Sandro Carollo… Magari se ci possiamo…”. L’incontro sarebbe avvenuto in un bar e poi la madre avrebbe riferito a Carollo cosa si erano detti. Aveva anche capito di essere pedinata: “Questi due guardavano, si capiva che erano sbirri. Si sente la puzza della m***a. Si sente subito, aveva la 24 ore… Mi disse di non chiamare al telefono e di scaricare Telegram”.

Evidentemente Spedale avrebbe consigliato alla donna un canale più protetto per le comunicazioni. Riferendo le preoccupazioni del poliziotto, raccontava al figlio: “Dice che l’altra volta hai chiamato col telefono del bambino. Ma non va bene perché sono cose ‘tinte’ (brutte, ndr). Mi disse ‘scaricati Telegram'”.

Lo spacciatore: “Se parlassi io, mezza squadra mobile… Si porterebbero tutti”

Dalle intercettazioni è venuto fuori che lo spacciatore, a un certo punto, si sarebbe sentito lasciato solo dai poliziotti. E parlando con la madre minacciava di vendicarsi: “Se parlassi io, mezza squadra mobile… Si porterebbero tutti… Quanti ‘piccioli’ gli ho fatto ‘vuscare’ (guadagnare, ndr): un 20, un 15, un 18…”. Queste frasi, secondo il gip, si riferirebbero chiaramente “al versamento di corrispettivi pecuniari a Spedale e altri poliziotti non identificati”.

Da quanto emerso dalle indagini, le cifre erano in funzione della quantità di droga venduta, il cui ricavato finiva in parte nelle tasche degli agenti. Sempre alla madre, lo spacciatore aveva svelato proprio l’accordo che aveva con il poliziotto: “…le sequestrava ste cose!!!… E la dovevano andare a buttare… Invece me la davano a me”. I guadagni venivano quindi divisi: “Mi dava 20mila euro…”, parlando della droga da vendere. La madre quindi commentava: “Certe cose si vedono nei film si vedono… sempre così è stato!”.

CONTINUA A LEGGERE

 

Informazioni e droga al pusher in cambio di soldi, gli ‘affari’ dei poliziotti di Palermo