Paziente morto al Cervello dopo un intervento, per la famiglia risarcimento da oltre 1 milione di euro

L’azienda ospedaliera ‘Villa Sofia-Cervello’ ha ritenuto di non presentare ricorso in Cassazione dando così mandato di pagare

ematologia

Un uomo di 55 anni, originario della provincia di Palermo, nel 2004 ha subìto un intervento chirurgico all’Ospedale Cervello per rimuovere un adenocarcinoma del retto. Un tumore molto pericoloso che si sviluppa più facilmente nelle persone tra i 50 e i 69 anni. Ma qualcosa è andato storto, e G.D., queste le sue iniziali, non ce l’ha fatta. I familiari hanno ritenuto i medici responsabili dell’accaduto e hanno fatto causa all’ospedale. Adesso, a distanza di 19 anni dal decesso, la prima sezione civile della Corte d’appello, presieduta da Daniela Pellingra, ha condannato l’azienda a pagare un risarcimento di un milione e 164mila euro alla moglie e ai due figli, assistiti dall’avvocato Francesco Ganci.

Come riporta il Giornale di Sicilia, nel 2013 in primo grado il processo si era concluso con una sentenza che aveva rigettato la domanda di indennizzo avanzata dai parenti dell’uomo. Ora, invece, la Corte ha ribaltato la precedente decisione riconoscendo ai familiari i danni economici, biologici e morali causati dalla perdita del papà e del marito.

Il risultato delle perizie degli specialisti

Per rimuovere la neoplasia, G.D. si era rivolto ai medici della seconda divisione di chirurgia dell’ospedale Cervello, che lo avevano operato in laparoscopia, una tecnica poco invasiva che però a quei tempi era ancora poco conosciuta e utilizzata. Tanto è vero che nel corso dell’operazione si è reso necessario passare alla laparatomia dell’apparato addominale, cioè alla «chirurgia a cielo aperto». Una tecnica più rischiosa anche sotto il profilo delle infezioni. I tre specialisti incaricati di  effettuare le perizie hanno evidenziato che l’intervento “si è protratto per circa 11 ore, di cui le prime sette in laparoscopia, le ultime 4 con tecnica open”, per cui “si ravvisano profili di responsabilità professionale a carico dei chirurghi che ebbero in cura il paziente, per l’imprudente prolungamento della fase laparoscopica oltre il tempo ragionevolmente previsto e per l’imperizia mostrata nella fase di sutura”.

L’azienda ospedaliera «Villa Sofia-Cervello» non ha presentato ricorso

Valutazioni queste che hanno spinto i giudici d’appello a riformulare il giudizio perché “dalla responsabilità colposa dei medici che hanno avuto in cura G.D. consegue quindi la responsabilità della stessa azienda che è quindi tenuta a risarcire ai suoi eredi il danno da loro subito a causa del decesso e per il danno biologico e morale patito dallo stesso prima della morte”. L’azienda ospedaliera «Villa Sofia-Cervello», rappresentata dall’avvocato Salvatore Gentile Alletto, ha ritenuto di non presentare ricorso in Cassazione dando così mandato all’ufficio economico di pagare la somma milionaria, metà delle quale erogata da una società di assicurazione.

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