“Passi troppo tempo al cellulare”, la madre lo rimprovera e lui l’uccide a martellate: ergastolo

L’imputato, prima della sentenza, ha fatto recapitare alla Corte una breve lettera in cui ribadiva l’amore per sua madre

È stato condannato all’ergastolo Imran Ahmad, il ragazzo pakistano di 23 anni processato a Torino con l’accusa di avere ucciso la madre a martellate lo scorso 9 marzo a Pinerolo, dopo un banale rimprovero. La donna, secondo quanto ricostruito, gli aveva chiesto di smettere di “stare al cellulare tutto il giorno e di cercare un lavoro”. Il 23enne, innervositosi, si è scagliato contro la madre con un martello pesante, colpendola ripetutamente alla nuca e sulla fronte. Il giovane poi aveva confessato.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura torinese, la vittima, Rubina, 45 anni, litigava spesso con suo figlio. Così come il padre del 23enne. L’imputato, prima della sentenza, ha fatto recapitare alla Corte una breve lettera in cui ribadiva l’amore per sua madre, spiegando di aver reagito in modo violento dopo l’ennesimo litigio e chiedendo “scusa a tutti”.

“Non ho capito più niente, ma io amavo mia madre”

Nel corso del dibattimento l’avvocato difensore aveva chiesto la possibilità di svolgere una nuova perizia psichiatrica per accertare se al momento del gesto l’imputato fosse capace di intendere e di volere. Una possibilità che è stata invece negata.

In una delle ultime udienze il ragazzo si è sottoposto a interrogatorio ed ha rievocato gli attimi prima dell’omicidio: “Ero nella mia stanza e stavo usando il telefonino, guardavo dei video su YouTube. La mamma stava cucinando e mi ha detto: ‘Invece di stare sempre al cellulare, vai a cercarti un lavoro”. Non ho capito più niente. Ma io amavo mia madre”.

La Corte di assise, applicando un articolo del codice di procedura penale, ha dichiarato per lui “indegnità a succedere alla madre”. 

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