Negli ultimi 20 anni prezzi triplicati, ma per gli stipendi solo il 50% in più

Dal gelato al caffè, dagli alimentari ai trasporti: una indagine rileva prezzi quasi triplicati. Invece la retribuzione media lorda ha subito una crescita del +50%

This general view shows damage to the upper floors of a building in Kyiv on February 26, 2022, after it was reportedly struck by a Russian rocket.. - Russia on February 26, 2022 ordered its troops to advance in Ukraine "from all directions" as the Ukrainian capital Kyiv imposed a blanket curfew and officials reported 198 civilian deaths. Kyiv residents took shelter to the sound of explosions as Ukraine's army said it had held back an assault on the capital but was fighting Russian "sabotage groups" which had infiltrated the city. (Photo by Daniel LEAL / AFP)

Una indagine condotta dall’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit e dal Centro Ricerca e Studi di “Alma Laboris Business School”, ha preso in esame cento beni e servizi, confrontando i loro prezzi tra oggi e il 2001. Quando in Italia c’era ancora la lira. Il risultato è che i prezzi di beni e servizi negli ultimi vent’anni sono raddoppiati, anche triplicati. Ma se nel periodo preso in esame i prezzi sono aumentati vertiginosamente, lo stesso non si può dire per gli stipendi, con la conseguenza che le famiglie arrancano. L’indagine è stata realizzata mettendo a confronto i prezzi di un paniere di 100 elementi tra beni e servizi, e analizzando le differenze esistenti tra i listini al dettaglio di venti anni fa e quelli odierni. Si scopre così che i prezzi di alcuni beni sono addirittura triplicati negli ultimi 20 anni. È è il caso del cono gelato che nel 2001 costava 1.500 lire, cioè 0,77 euro attuali, e oggi viene venduto nelle gelaterie in media a 2,50 euro. Con un aumento del +224,7%.

Mentre una semplice penna a sfera ha subito un incremento del +207,7%, passando dalle vecchie 500 lire (0,26 euro) a 0,80 euro. Ma costa più caro anche mangiare fuori. La classica margherita consumata in pizzeria ha subito un rincaro del +93,5%, il supplì è aumentato quasi del 124%, e il tramezzino al bar addirittura del +198,7%. La colazione al bar, cappuccino e cornetto, costa il 93,3% in più, mentre la pausa caffè è più salata del 55,2%. Questo non tenendo conto degli attuali aumenti dei listini dei pubblici esercizi, che negli ultimi giorni stanno subendo ritocchi al rialzo a causa del caro-bollette.

FORTI AUMENTI ANCHE NEI TRASPORTI E NEI PRODOTTI ALIMENTARI

Brutte notizie anche sul fronte dei trasporti. A cominciare dalla benzina, i cui listini alla pompa sono più che raddoppiati rispetto al 2001. Ma oggi costa di più anche servirsi dell’autobus, con il biglietto che, in genere, è passato da 1.500 lire (0,77 euro) agli attuali 2 euro con il +159,7%. Grossi rincari anche per acquistare una automobile. Per una utilitaria, venti anni fa, bastavano in media 10.300 euro. Oggi, una piccola utilitaria di media categoria costa attorno ai 16mila euro. C’è una situazione migliore per quanto riguarda i prodotti per l’igiene e la cura personale. Per shampoo, deodoranti, schiuma da barba, pannolini, carta igienica, spazzolini da denti, bagnoschiuma, i rincari sono al di sotto del +50%. Lo stesso non si può dire per i prodotti alimentari. Fra quelli che hanno subìto gli incrementi di prezzo più elevati ci sono i biscotti (+159%), la passata di pomodoro (+148%), il cacao (+143%), il sale (+134%), l’olio d’oliva (+114%), le uova (+103%).

GLI STIPENDI SONO CRESCITI MENO, DEL 50,2%

Dario Numeroso, ‘amministratore di Alma Laboris Business School, ha parlato anche degli stipendi. «Oltre ai prezzi ─ ha detto ─ rispetto ai tempi della lira sono cambiati anche gli stipendi percepiti dagli italiani. Sono saliti anche loro rispetto al passato, ma ad una velocità inferiore. Se nel 2001 la retribuzione media lorda di un lavoratore era di circa 19.500 euro annui, oggi si aggira attorno ai 29.300 euro, con una crescita del +50,2% in 20 anni». C’è comunque da osservare che questa indagine rischia di essere superata dagli avvenimenti degli ultimi giorni, con l’incognita della guerra in Ucraina, di cui non si conoscono le conseguenze economiche, ancora tutte da valutare.