Malore in carcere, morto Denny Pruscino: le violenze sul figlio a “Un giorno in pretura” | VIDEO

L’uomo stava scontando l’ergastolo per la morte del piccolo Jason, risalente all’estate del 2011

È morto Denny Pruscino, il 42enne che stava scontando l’ergastolo per l’omicidio del piccolo Jason, di appena due mesi, risalente al giugno 2011, nel carcere Due Palazzi di Padova. La vicenda aveva destato non poco scalpore sia per la tenera età del piccolo che per il quadro portato alla luce dalle indagini. Era stata persino oggetto di una puntata del noto programma Rai “Un giorno in pretura”.

A quanto si apprende, Pruscino sarebbe stato colto da un malore dopo una partita di calcetto con altri detenuti. Portato in infermeria, è stato allertato il Suem 118, ma non c’è stato purtroppo nulla da fare per salvarlo.

Morto Denny Pruscino, ecco perché si trovava all’ergastolo

Il nome di Denny Pruscino, originario di Folignano (Ascoli Piceno), finì al centro della cronaca nell’estate del 2011 quando Jason scomparve. L’uomo non era il padre naturale del piccolo ma lo aveva riconosciuto quando ne aveva sposato la madre, Katia Reginella. La ricostruzione degli inquirenti portò alla luce un quadro di violenza, culminato nel momento in cui,  innervosito dal pianto del neonato, l’uomo l’avrebbe sbattuto contro il divano prima di farlo sparire. Il delitto avvenne tra il 23 e il 24 giugno, ma la scomparsa del bimbo fu resa nota solo nelle settimane successive. A dare l’allarme il nonno paterno, dalla cui denuncia scaturirono le indagini sul caso.

La coppia era già nota ai Servizi Sociali. La madre del piccolo Jason, per la vicenda, è stata condannata a 18 anni di reclusione perché non avrebbe fatto nulla per impedire quella violenza, aiutando anche il marito a disfarsi del corpicino. Jason fu buttato in un bidone dell’immondizia vicino casa della coppia, chiuso in un sacco quando era forse ancora vivo.

Tra l’altro qualche anno dopo, nel 2018, il Collegio del tribunale di Ascoli ha condannato Pruscino a sei anni e mezzo di carcere per l’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni della stessa Katia Reginella.

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