Monreale, tre morti e un fallimento collettivo: la società che ha smesso di educare

La sparatoria di Monreale ha lasciato dietro di sé un bilancio drammatico e tanta incredulità. Tre giovani vite spezzate, Andrea Miceli, Salvo Turdo e Massimo Pirozzo, e altri due feriti. Le prime ricostruzioni parlano di una rissa nata tra i ragazzi di Monreale e un gruppo proveniente dal quartiere Zen di Palermo. Ma ridurre tutto a una questione di “quartieri difficili” sarebbe un errore fatale.

Quello che è accaduto è una chiara manifestazione del fallimento della nostra società. Non possiamo liquidare l’accaduto come il frutto di famiglie assenti o contesti degradati: è un fallimento che ci riguarda tutti. Come altrimenti possiamo chiamare la paura di uscire di casa sapendo che un ragazzo di appena 19 anni può compiere una strage sparando all’impazzata?

C’è una gravissima carenza di educazione ai valori fondamentali, una totale disattenzione alla valorizzazione dei territori, alla costruzione di una cultura della legalità e della convivenza civile. Pensare di risolvere tutto con più polizia o con pene più severe è una pericolosa illusione: il problema è molto più profondo. Non bastano più le scorciatoie

Oggi più che mai serve una riflessione su cosa stiamo insegnando alle nuove generazioni. Se vogliamo davvero fermare questa spirale di violenza, dobbiamo investire in educazione, cultura, comunità. Non bastano interventi d’emergenza: serve un impegno continuativo, concreto. Non possiamo più permetterci di restare spettatori.