Messina Denaro “palermitano”, dal dentista in via Belgio ai bagni all’Addaura

“Palermo la conosco molto bene fin da piccolo, venivo con mio padre” ha detto il boss. Nel capoluogo ha avuto tanti rapporti, non solo con mafiosi

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Ad un anno dalla cattura, vengono fuori particolari inediti sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Questa volta riguardano il suo rapporto con i palermitani e Palermo, dove il boss si muoveva da uomo libero.

Sul quotidiano Repubblica, sono stati riportati alcuni passaggi del primo interrogatorio del padrino, in special modo quelli che si riferiscono al suo rapporto con il capoluogo siciliano o ed i palermitani. A Palermo il boss aveva il suo dentista, ma anche il tatuatore in centro della città. Frequentava posti di mare e aveva le sue amicizie.

Matteo Messina Denaro a Palermo, il dentista in via Belgio 

Per oltre dieci anni ha  frequentato lo stesso studio dentistico in via Belgio. “Ma il dentista non sa nulla di me – ha tenuto a precisare -. Mi sono sempre presentato con il nome di Corseri o Curseri, di cui avevo anche il documento”. Quando il procuratore aggiunto Guido gli ha chiesto come aveva fatto a conoscere questo dentista ha risposto: “Scusi, ma non è che essere latitanti significa che non avevo le mie amicizie. A Palermo ho chiesto di un dentista bravo, me lo hanno indicato, e ci sono andato”.

La vita da uomo libero

“Ma a Palermo – gli ha chiesto Guido -, che vita faceva?” E da quanto ha risposto è emerso che si muoveva libero come a Campobello, dove girava in auto, incontrava persone a pranzo e a cena e faceva la spesa al supermercato. “Voi avete scandagliato Campobello – ha detto Messina Denaro -, perché avete avuto terreno fertile, ma in genere sempre quella vita ho fatto, anche se in un altro contesto, in un’altra zona”. Ed ha spiegato: “Palermo la conosco molto bene fin da piccolo, venivo con mio padre”. Aggiungendo che nel capoluogo ha avuto rapporti con mafiosi ma pure con altri palermitani lontani da Cosa nostra.

“Le mie amicizie non iniziano e finiscono solo nel mondo che considerate mafioso – ha detto -. No, non è così. Le mie amicizie erano trasversali”. Ha svelato ai PM, comunque, che evitava di frequentare posti in cui potevano esserci altri mafiosi, “per una mia forma di protezione, per paura di essere riconosciuto”.

I bagni all’Addaura e i tatuaggi

Il boss ha confermato di aver frequentato anche posti di mare. Le indagini hanno accertato che fino all’estate del 2022 si accompagnava a una donna che lo portava in uno stabilimento balneare all’Addaura, sulla costa palermitana. Inoltre ha parlato dei suoi tre tatuaggi, affermando che erano stati fatti a Palermo, davanti al Teatro Massimo. Ne ha uno sul braccio sinistro con una data a numeri romani: 8 ottobre 1981. “Una data per me importante, a cui sono legato” – ha spiegato.

Probabilmente la sua affiliazione a Cosa nostra quando aveva 19 anni e mezzo. Ha poi aggiunto: “I tatuaggi li ho fatti in epoche diverse, perché ogni cosa deve avere un momento in cui credere in qualcosa”. E si è anche soffermato su quello sul fianco. Una frase, dovuta, ha detto, ad una sua forma di megalomania: “Alla gloria attraverso la sofferenza”. Aggiungendo: “Perché io ho sofferto”.

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