Maxi blitz antidroga a Palermo, i NOMI dei 22 arrestati: c’è anche l’uomo ferito davanti al cimitero dei Rotoli

blitz

Sono ventidue in totale le persone arrestate questa notte dalla Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica di Palermo in un maxi blitz antidroga tra Ballarò, Brancaccio, Villaggio Santa Rosalia Sono ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio delle medesime.

Tra gli arrestati c’è anche Antonino Fragali, l’uomo di 44 anni dello Zen ferito a colpi di pistola lo scorso dicembre davanti al cimitero dei Rotoli di Palermo. In carcere per il tentato omicidio dell’uomo è finito Francesco Lupo, 30 anni. Sull’episodio avvenuto in pieno giorno di domenica, la Procura segue la pista della vendetta. Fragali infatti è imparentato con la famiglia Colombo, un’altra famiglia mafiosa di spicco dello Zen. Nel 2019 Giovanni Colombo, oggi in carcere, uccise il fratello e il padre di Francesco, Antonino e Giacomo. Ecco perché gli investigatori, che sono ancora alla ricerca dei complici di Lupo, stanno seguendo la pista della vendetta.

Diciassette in carcere: si tratta di Giuseppe Bronte, Palermo 30 anni; Alessandro Scelta, Palermo 30 anni; Vittorio Di Maio, Palermo, 33 anni; Giuseppe Viviano, Palermo 29 anni; Calogerino Sacheli, Canicatti (Agrigento) 48 anni; Luca Foti, Siracusa 48 anni; Aniello Schiattarella Marano (Napoli) 60 anni; Vincenzo Arcoleo, Palermo 72 anni; Emanuele Arcoleo, Palermo 48 anni; Luigi Arcoleo, Palermo 41 anni; Gaetano Viviano, Palermo 40 anni; Pietro Catanzaro, Palermo 49 anni; Stefano Costa, Palermo 30 anni; Antonino Fragali, Palermo 44 anni; Salvatore Inzerra, Palermo 57 anni; Salvatore Schirò, 37 anni, Matteo Testa, Palermo 40 anni. Ai domiciliari invece Emanuele Del Noce, Palermo, 34 anni; Ninfa Rita Arcoleo Palermo 34 anni; Mirko Viviano Palermo 33 anni, Giuseppe Catanzaro, Palermo 30 anni. Salvatore Lo Re, Palermo 34 anni.

I provvedimenti restrittivi scaturiscono da due distinte attività investigative (convenzionalmente denominate “Curly” e “Murales”), condotte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile della Questura di Palermo e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.

L’operazione “Curly”

La prima delle indagini ha consentito di raccogliere elementi suscettibili di delineare l’esistenza di due organizzazioni criminali dedite all’importazione in Sicilia di ingenti quantitativi di cocaina e hashish, poi smerciati a Palermo e nelle province di Caltanissetta, Trapani, Siracusa ed Agrigento. Delle due consorterie delinquenziali, una, ben strutturata e con ramificazioni nei quartieri cittadini di Ballarò, Brancaccio e Villaggio Santa Rosalia, i suoi principali adepti erano divenuti riferimento per diversi grossisti, che costantemente trovavano la disponibilità di sostanze stupefacenti anche nei periodi in cui le stesse scarseggiavano nel territorio palermitano, attraverso l’operosità di trafficanti di punta.

Uno dei principali indagati del gruppo criminale, seppur all’epoca ristretto agli arresti domiciliari (presso un’abitazione che, di fatto, era divenuta crocevia per molti trafficanti della Sicilia occidentale), si occupava della promozione dell’associazione in cui era inserito, procacciando la sostanza stupefacente fuori dalla Sicilia e occupandosi del mantenimento dei contatti con gli acquirenti, anche nei territori di altre provincie siciliane, nonché della gestione diretta delle trattative preliminari alle cessioni anche di ingenti quantitativi di droga, ponendosi a capo degli altri affiliati, ai quali assegnava precisi compiti e mansioni per l’esecuzione dei reati-fine perseguiti dal sodalizio di appartenenza.

Traffico di hashish e cocaina

Un secondo gruppo malavitoso scoperto con questo filone d’indagine, di più esigua costituzione, vedeva i suoi organici inizialmente costituire costola del primo per poi affrancarsi da questa dipendenza ed operare autonomamente, attivando un canale di approvvigionamento di hashish e cocaina da Napoli. La piccola cellula criminale in esame, ricevuto lo stupefacente dalla Campania, curava il rifornimento dei grossisti di alcune piazze di spaccio palermitane e della Provincia.

Nel corso dell’indagine Curly, a riscontro delle acquisizioni investigative relative ai due gruppi delinquenziali scoperti e sopra indicati, sono stati effettuati svariati sequestri, per un totale di circa 53 chilogrammi di hashish e di 2,3 chilogrammi di cocaina. Il gip, a fronte della richiesta formulata dal pm, ha emesso 14 provvedimenti cautelari, 11 dei quali del massimo rigore e 3 di arresti domiciliari.

Operazione “Murales”, due grossi depositi di cocaina a Brancaccio

L’altra strutturata azione investigativa (“Murales”) ha portato all’odierna esecuzione di altra misura cautelare a carico di 8 soggetti: 6 dei quali destinatari della custodia in carcere e 2 degli arresti domiciliari.

L’indagine, espletata nel rione Brancaccio, ha permesso di individuare due grossi depositi di cocaina, in uno dei quali gli investigatori hanno anche rinvenuto numerose munizioni. Complessivamente, durante le investigazioni, 11 sono stati i chilogrammi di cocaina sequestrati, oltre a 700 grammi di hashish e 56.000 euro in contanti.

Videochiamate “mute”

Anche quest’ultimo sodalizio era caratterizzato da un articolato assetto interno con suddivisione di compiti tra gli affiliati, ciascuno dei quali ricopriva un preciso ruolo, dai pusher alle figure apicali. Oltremodo importante il sistema di comunicazione adottato. Gli appartenenti al sodalizio effettuavano, tra loro, video-chiamate attraverso note applicazioni social. In diversi casi evitando ogni scambio verbale ed utilizzando gesti convenzionali e movenze del corpo.

150 agenti coinvolti

Per le fasi esecutive dell’odierna operazione antidroga, la Squadra Mobile della Questura di Palermo è stata coadiuvata dagli omologhi uffici investigativi di Napoli, Siracusa ed Agrigento, da equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine della Sicilia Occidentale, da Unità Cinofile, di Polizia Scientifica, dell’XI Reparto Mobile e del locale Reparto Volo. Complessivamente nell’azione repressiva sono stati impegnati circa 150 operatori della Polizia di Stato.

Si precisa che, allo stato, i destinatari delle misure cautelari risultano indiziati in merito ai reati contestati e che la loro posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una eventuale sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.