L’attraversamento killer di via Perpignano: “Quante vittime dobbiamo avere ancora prima che cambi qualcosa?”

A quattro anni dalla tragica scomparsa di Agostino Cardovino, ci siamo recati sull’attraversamento pedonale di via Perpignano per capire cosa in questi anni sia stato fatto per la messa in sicurezza dei cittadini. Abbiamo incontrato i familiari, che continuano ad esprimere l’amarezza per il mancato intervento da parte delle autorità competenti. Nulla è cambiato da quella tragica notte di giugno del 2020. GUARDA QUI IL VIDEO

Forte la testimonianza di Rossella Morici, mamma del ragazzo vittima dell’ultimo incidente mortale di questo attraversamento, ha voluto lanciare un messaggio attraverso la nostra redazione: “Non ho mai creduto nelle parole dei politici che negli anni sono venuti da noi a promettere interventi di diverso tipo per garantire che quanto successo a noi ed alle precedenti vittime, non si ripeta. In una città allo sbando come Palermo, è difficile credere e per me anche immaginare, che il Sindaco possa occuparsi seriamente di questo problema. Ho sempre detto a mio marito e ai miei familiari che il nostro modo di batterci per ottenere qualcosa non sarebbe servito a nulla, perché usano la morte di mio figlio sotto campagna elettorale, per avere i voti in cambio delle loro promesse e poi spariscono, non concludendo mai nulla. Eppure, accantonata momentaneamente l’idea di una sopraelevata o di grandi opere che ritengono molto tempo, avevamo richiesto azioni semplici, che a mio avviso non necessitano di quattro anni per stabilirne la messa in pratica.

La manutenzione costante che è praticamente inesistente, l’allungamento della durata del semaforo per i pedoni e dei dissuasori della velocità. Nessuno viene a controllare e da circa 2 mesi il pulsante per la chiamata pedonale è guasto. Mi sembra tutto così assurdo. Veramente al Sindaco e ai politici tutti che ci rappresentano, non interessa che in questa parte della città si rischia di morire ogni volta che si attraversa la strada anche solo per andare a lavoro o portare i bambini a scuola? Davvero aspettano un’altra vittima per fare qualcosa o cercano un’azione di forza da parte dei residenti? Io porto dentro il dolore più forte e grande del mondo e seppur mio figlio non tornerà mai più indietro, desidero che nessun’altra mamma, nessun’altra famiglia, possa vivere ciò che viviamo noi”.