Il procuratore: “Alessandro Impagnatiello può essere libero tra 10 anni”

La procura sta cercando di contestare a Impagnatiello anche la premeditazione, non riconosciuta dal giudice delle indagini preliminari

Ormai si avvia verso la chiusura l’inchiesta nei confronti di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano. Il video che ritrae il barman mentre pulisce le ultime macchie di sangue potrebbe aver chiuso il cerchio. Ma, in attesa degli esiti dell’autopsia, rimangono alcuni dubbi sulla dinamica del delitto. 

Intanto c’è un allarme lanciato da Sebastiano Ardita, ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura e procuratore aggiunto a Catania. Come riportato dal ‘Il Fatto Quotidiano’, il magistrato ha sostenuto che l’assassino di Giulia Tramontano potrebbe «uscire dal carcere dopo una decina di anni, come è accaduto ad altri». Questo perché grazie alla riforma Cartabia potrà chiedere subito un percorso di giustizia riparativa.

“Impagnatiello può accedere a percorsi di giustizia riparativa”

Ardita, nell’intervista rilasciata al quotidiano diretto da Marco Taravaglio, ha confermato che il pronostico sui dieci anni di prigione per Impagnatiello non è campato in aria: “La riforma prevede che sin dal primo atto l’indagato deve essere informato della facoltà di accedere a percorsi di giustizia riparativa”. E spiega: «Se sarà condannato e avrà attenuanti per la confessione o il beneficio per il percorso della giustizia riparativa, fra liberazione anticipata e misure alternative o libertà condizionale, potrebbe uscire dal carcere dopo una decina di anni. Come è già accaduto ad altri».

Il giudice ha tirato in ballo anche un’altra contestata caratteristica della riforma dell’ex ministra Cartabia: «Nella gran parte dei casi la procedibilità a querela andrà a danno dei più deboli tra le vittime dei reati. La minaccia e la violenza potrebbero servire a scoraggiare anche la testimonianza o la denuncia dei semplici cittadini».

“Improponibile che si possano avviare immediatamente questi percorsi”

Infine Sebastiano Ardita ha aggiunto: “Comunque, dal momento che la giustizia riparativa è una cosa seria e presupporrebbe una elaborazione della propria condotta, oltreché la certezza della responsabilità penale, ritengo che sia improponibile che immediatamente dopo l’arresto si possano avviare questi percorsi, anche per rispetto delle vittime dei reati. È offensivo, oltreché pericoloso, che un indagato per violenza sessuale o per omicidio possa chiedere di incontrare la vittima o i parenti prima ancora del processo”. Intanto la procura sta cercando di contestare a Impagnatiello la premeditazione. Che finora il giudice delle indagini preliminari non ha riconosciuto insieme alla crudeltà. I medici nominati dai magistrati cercheranno anche di stabilire il giorno esatto in cui il 30enne, ora in cella, si è sbarazzato del cadavere.

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