Ha palpeggiato sei allieve, prof sospeso per molestie: “Foto e video in chat alle studentesse”

Nei confronti del professore la procura di Torino ipotizza anche i reati di stalking e minacce. Le accuse al docente di filosofia

Da alcune settimane si sono susseguite una serie di segnalazioni anonime indirizzate all’Università di Torino su presunti comportamenti inappropriati che sarebbero avvenuti nelle aule e negli uffici dell’Ateneo. Così è finito sotto accusa un professore, Giancarlo Di Vella, per presunte molestie sessuali su sei studentesse dell’università. La prima conseguenza è stata la sua sospensione per un mese senza stipendio. Secondo ‘Non una di meno’ in vari dipartimenti ci sarebbero state vittime di molestie, ma nel mirino è finito per ora  un docente ordinario della facoltà di filosofia, accusato di aver palpeggiato sei allieve, e di avere inviato ad alcune di loro materiale fotografico e video inappropriato. Inoltre avrebbe rivolto alle ragazze frasi del tipo: «Che fortunato il tuo fidanzato», oppure «Che bella biancheria indossi oggi». E, come scrive il Corriere della sera, anche parole forti dopo l’apertura dell’indagine: «Se parlate vi rovino».

Sull’episodio è intervenuto consiglio di disciplina dell’ateneo che ha sospeso il docente in attesa di ulteriori verifiche, come ha fatto sapere il direttore dello stesso dipartimento universitario.

Testimonianza a carico del professore

A carico del professore vi sarebbero diverse testimonianze, ed anche le stesse comunicazioni irrispettose scambiate dall’uomo con alcune studentesse che frequentavano le sue lezioni. Dall’università mantengono il più assoluto riserbo sui particolari. Difeso dall’avvocato Marino Careglio, il prof si è detto “amareggiato” e, inoltre,  “convinto di poter dimostrare la mia innocenza”. L’indagine coordinata dalla procuratrice aggiunta Enrica Gabetta e dal pubblico ministero Giulia Rizzo sta verificando anche la possibilità di contestare l’accusa di falso per induzione, mentre alcuni specializzandi hanno denunciato di essere stati costretti a sbrigare faccende dei loro superiori e a coprire gli assenteisti. Inoltre, come ha scritto La Stampa, Di Vella avrebbe anche messo in scena autopsie fittizie per nascondere il mancato raggiungimento degli standard ministeriali per il riconoscimento del ministero. Gli elementi di prova emergono da testimonianze che riguardano il periodo tra il 2017 e il 2021.

Foto di repertorio