Famiglia bimbo scomparso e forse ritrovato chiede risarcimento milionario

La famiglia del bimbo scomparso 43 anno fa ha chiesto al presunto rapitore del figlio un risarcimento da 2,5 milioni di euro

I genitori di Mauro Romano , il bambino scomparso nel 1977 da Racale, in provincia di Lecce, hanno annunciato di voler procedere con un’azione civile nei confronti del principale accusato, Vittorio Romanelli, ex barbiere di Racale di 79 anni, un amico di famiglia ex barbiere all’epoca. Come riporta il Corriere della Sera, la famiglia del bimbo scomparso ha chiesto al presunto rapitore del figlio un risarcimento da 2,5 milioni di euro. Il 79enne è indagato dalla procura di Lecce per sequestro di persona, dopo alcune compromettenti intercettazioni, che hanno coinvolto anche la moglie ed un figlio. Attende che i magistrati chiedano o meno il rinvio a giudizio per un reato che potrebbe andare in prescrizione. Secondo l’accusa l’uomo, che Mauro chiamava “zio”, avrebbe rapito il bambino 44 anni fa, portandolo con la sua Apecar nella casa di villeggiatura per poi consegnarlo a due soggetti rimasti ancora ignoti, forse in cambio di una grossa somma,.

LA FAMIGLA CREDE DI AVER ERITROVATO MAURO

La famiglia del bimbo scomparso, insieme al legale Antonio La Scala, sostiene adesso di avere ritrovato Mauro. Sarebbe lo sceicco Mohammed Al Habtoor, figlio 52enne del magnate Khalaf Al Habtoor, uno degli gli uomini più ricchi degli Emirati Arabi Uniti. La madre, Bianca Colaianni, l’avrebbe riconosciuto attraverso delle cicatrici, una sul sopracciglio sinistro, l’altra sulla mano destra. Sarebbero le stesse di quelle del figlio scomparso, e che risulterebbero dunque compatibili. «Questi sono soltanto alcuni dei particolari in comune tra Mauro e quest’uomo, non possono essere soltanto delle coincidenze», ha detto la donna.
Soltanto l’analisi del Dna dello sceicco potrebbe svelare il mistero. I genitori hanno però già riscontrato diverse difficoltà nella richiesta: i loro appelli non sono mai stati accolti dagli Emirati. Hanno chiesto, quindi l’intervento delle autorità consolari.