Cosa Nostra tra i fiori, il business della famiglia mafiosa del Villaggio ai Rotoli

Un controllo capillare su gran parte del territorio, anche sui fiorai dei cimiteri. È quanto emerge dalle indagini che hanno portato all’arresto di 33 persone, tutte appartenenti alla famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia.

A tal proposito, le risultanze investigative avrebbero comprovato l’esistenza di:

forme di controllo delle postazioni per la vendita ambulante del pane, con episodi anche di imposizione del
prezzo di vendita dei prodotti;
• un vero e proprio monopolio della fornitura di fiori presso una rete di venditori palermitani ubicati in prossimità
delle aree cimiteriali di “Sant’Orsola” e “Santa Maria dei Rotoli”, a favore di imprese ragusane, emanazioni di esponenti mafiosi di quel territorio legati al clan stiddaro Carbonaro-Dominante di Vittoria (RG);
• specifiche autorizzazioni per l’apertura di negozi ovvero per il cambio della loro gestione, con l’imposizione di ditte e tecnici per la realizzazione di lavori nei locali commerciali;
• pressanti ingerenze nella conclusione e realizzazioni di affari immobiliari a favore di soggetti inseriti o contigui alla consorteria mafiosa, destinatari per questo di una rivendicata “prelazione ambientale”;
posizioni dominanti di aziende operanti nel settore edile e del movimento terra, direttamente riconducibili agli interessi della famiglia mafiosa, tanto da poter essere considerate – come affermato dal GIP – “vera e propria particolazione imprenditoriale del mandamento di Pagliarelli”.

Altro strumento di realizzazione del controllo mafioso del tessuto economico commerciale del territorio di competenza della famiglia del Villaggio Santa Rosalia sarebbe stata la gestione di riserve di denaro contante nella disponibilità di alcuni indagati, utilizzate per assicurare sostegno economico agli altri sodali e per la concessione di prestiti, anche senza interessi, a soggetti in difficoltà.

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