Corruzione e peculato, chiesto rinvio a giudizio per l’ex preside dello Zen Daniela Lo Verde

Daniela Lo Verde

Chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Lo Verde, l’ex preside dello Zen nota per le sue battaglie antimafia ma finita sotto inchiesta accusata di corruzione e peculato. La richiesta è arrivata dall’ufficio siciliano della Procura Europea. A fine febbraio il gup di Palermo aveva rigettato per non congruità della pena la richiesta di patteggiamento a un anno e 10 mesi presentata dai legali di Daniela Lo Verde e del vicepreside Daniele Agosta. Accolta invece l’istanza proposta dall’impiegata di un negozio di elettronica, Alessandra Conigliaro, difesa dall’avvocato Cristiano Galfano, che ha avuto 11 mesi, pena sospesa. Il 12 giugno si terrà l’udienza preliminare.

Daniela Lo Verde, le accuse alla preside dello Zen

Per Lo Verde e Agosta il giudice ha ritenuto la pena concordata con la procura troppo bassa rispetto alla gravità dei fatti. Gli atti sono stati così rimandati ai pm per una nuova valutazione.

I due insegnanti sono accusati di peculato e corruzione per essersi appropriati di materiale didattico destinato agli alunni della scuola media Giovanni Falcone. Dispositivi elettronici, come tablet, computer o cellulari, ma anche merendine e cibo per la refezione scolastica. Avrebbero inoltre attestato la falsa presenza degli alunni anche in orari extracurriculari al fine di giustificare l’esistenza di progetti PON di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte. Una mossa finalizzata, secondo gli inquirenti, ad “accaparrarsi i cospicui finanziamenti comunitari connessi” ai progetti.

La Dirigenza avrebbe infine affidato stabilmente la fornitura di materiale tecnologico a una sola azienda in forza di un accordo corruttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione. 

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