Alberto Rizzotto, l’autista del bus precipitato a Mestre: il post sui social prima della tragedia

Rizzotto

Si chiamava Alberto Rizzotto, aveva 40 anni, l’autista del pullman di Mestre precipitato prima delle 20 martedì sera. Era dipendente della Martini Bus srl che aveva noleggiato il mezzo alla società “La Linea”. L’uomo aveva preso servizio da poco più di un’ora e prima di partire aveva pubblicato su Facebook un post con scritto “Shuttle to Venice” (“Navetta per Venezia”. Subito dopo la tragedia, in tanti hanno commentato il post del 40enne chiedendo sue notizie, sicuri del fatto che a guidare il bus fosse lui. I colleghi e amici lo definiscono un’autista esperto, faceva questo lavoro da circa 7 anni. C’è tanta incredulità per quanto successo. 

L’autobus era un mezzo di linea adibito al trasporto dei turisti di un campeggio gestito da cittadini cinesi a Marghera, il camping Hu. L’ipotesi principale è il malore di chi era alla guida: infatti non ci sono segni di frenata. Ma ovviamente al momento non si può escludere nulla, come un guasto o una sbandata per cause da appurare. Ci sarebbe un video dove si vede il pullman fare una manovra.

Strage di Mestre, spunta un video: possibile malore per Rizzotto 

 “Si vede il pullman, un mezzo molto pesante perché elettrico, poco prima di cadere dal cavalcavia. Il mezzo arriva, rallenta, frena. È quasi fermo quando sfonda il guard rail“. L’autobus elettrico era nuovo, come confermato da Massimo Fiorese, amministratore delegato de La Linea, al Corriere della Sera. “Penso che l’autista abbia avuto un malore, perché altrimenti non me lo spiego. Il guardrail è fino, non è di quelli più moderni e più strutturati, e l’autobus pesava tanto perché era di quelli elettrici. L’impatto è stato fatale”, ha concluso Fiorese.

La Procura di Venezia ha aperto un’inchiesta sull’incidente. Il bilancio ufficiale è di 21 morti e 15 feriti di cui 5 gravi. “Una situazione surreale”, hanno ammesso i soccorritori. “Operazioni di soccorso complicate. Siamo difronte a una tragedia di giovani, se non giovanissimi, salvo qualche adulto”. Tra le vittime ucraini e tedeschi che ritornavano da una gita.

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