Trenta anni fa il martirio di Padre Pino Puglisi: il primo prete ucciso da Cosa Nostra

Don Pino Puglisi

Oggi, 15 settembre, sono trascorsi esattamente 30 anni dall’uccisione di Padre Pino Puglisi, il primo prete ucciso da Cosa Nostra.

L’assassinio 

Era la sera del 15 settembre del 1993, il giorno del suo 56esimo compleanno, quando Pino Puglisi venne raggiunto e assassinato da un colpo di pistola alla nuca. “Vi stavo aspettando”, così disse con il sorriso il parroco di Brancaccio ai due sicari assoldati dai boss fratelli Graviano.

Padre Puglisi sapeva di essere ormai da tempo nel mirino di Cosa Nostra per la sua continua opera contro la criminalità organizzata, rivolgendosi soprattutto ai giovani, per cercare di dar loro un futuro migliore. Il 25 maggio 2013 don Puglisi viene dichiarato beato da Papa Benedetto XVI, come martire “in odio alla fede”. 

Le celebrazioni in ricordo di Padre Pino Puglisi

A 30 anni dalla sua uccisione, Palermo non dimentica 3P. Sono diverse le iniziative in programma in occasione del trentesimo anniversario, che proseguiranno poi diversi mesi.

Le celebrazioni hanno preso il via ieri sera con una fiaccolata nel quartiere Brancaccio, alla presenza dell’Arcivescovo Corrado Lorefice. Oggi, 15 settembre, alle ore 18, in Cattedrale verrà celebrata una messa dal cardinale Matteo Zuppi, presidente del Cei, concelebrata da Lorefice. Alle ore 21, verrà presentata sul sagrato della Cattedrale una nuova edizione de Il Discepolo di Lia Cerrito, testo molto amato da 3P e utilizzato spesso durante i campi come spunto di meditazione. Lo spettacolo offrirà spunti di riflessione sui principali tratti spirituali del Beato, rappresentato, nella narrazione, dalla figura del discepolo. Sabato 16 settembre, alle 21, sempre in Cattedrale si terrà il concerto oratorio a cura di monsignor Frisina. Martedì 19 settembre, alle 10 del mattino, sarà deposto un fiore per il beato Pino Puglisi a cui parteciperanno (sempre in Cattedrale) alcune scuole di Palermo. 

Piazzese: “La politica ha fatto ben poco”

“Oggi non sarei voluto essere qui a intervenire per ricordare i trent’anni dall’uccisione del beato Pino Puglisi, perché non avrei voluto fosse morto” – così il consigliere della seconda circoscrizione, Giuseppe Piazzese, in un intervento in Aula.

“Io non l’ho conosciuto, però ho conosciuto le sue opere. Oggi siamo qui a commemorare la figura di un uomo…un uomo come noi..un uomo che lavorava per il territorio, che voleva vedere svilupparsi questo territorio, che voleva dare servizi alla sua #Brancaccio”.

“Oggi commemoriamo la ricorrenza del trentennale della barbara uccisione del beato Pino Puglisi…era un uomo come noi, che però si impegnava più di noi…era più determinato e capace di noi, ed è rimasto indelebile nella memoria di tutti per il suo operato”.

“Oggi sono rammaricato perché mi rendo conto che, a trent’anni di distanza, la politica, che si era impegnata a seguire le sue orme ha comunque fatto ben poco.
Non basta commemorare ogni anno la tragica fine del beato Puglisi, non bastano le fiaccolate…si, servono a tenere viva la memoria..ma durano un giorno..”

“Servono certamente le opere infrastrutturali, serve certamente che venga restituito alla collettività l’Auditorium Di Matteo, serve certamente che ci sia una nuova e più grande chiesa a Brancaccio. Ma se una piazza intitolata al beato Puglisi viene fatta ma non viene vissuta nella quotidianità, custodita da tutta la cittadinanza, serve a poco. Serve a poco avere una chiesa più grande se poi questa non viene frequentata e vissuta dalle famiglie, dai giovani, dai ragazzi…serve a poco un Auditorium, se poi all’interno non si svolgono attività che permettano di aggregare, di includere..”

“A Brancaccio, ma non solo a Brancaccio, anche in tutti gli altri territori delle periferie oltre alle opere infrastrutturali, servono assistenti sociali, pedagogisti, educatori…serve sviluppare politiche di #inclusionesociale che possano dare un risultato concreto sul territorio. Bisogna lavorare sui ragazzi!”.

“E’ molto più utile impegnarsi a non perdere il finanziamento per la ristrutturazione di una palestra allo #Sperone, da aprire al pubblico anche nel pomeriggio, che non tutto il resto..perché rimanendo aperta si toglierebbero ragazzini dalla strada…perché è la strada che spesso porta al malaffare, che è quello che tutti noi combattiamo.
E’ molto più utile che la politica faciliti tutti quei percorsi che portano alla creazione degli #oratori nelle #parrocchie, perché gli oratori rappresentano una valvola di sfogo per la cittadinanza, per i giovani, per i ragazzi”.

La #POLITICA deve essere CONCRETA! Questo significa seguire le orme di padre Puglisi e purtroppo io, negli ultimi trent’anni, ho visto poca concretezza.. La Politica, le Istituzioni se vogliono veramente ricordare la figura di don Pino Puglisi, devono trasformare le parole in fatti, perché solo attraverso i fatti, solo attraverso la creazione di una realtà diversa, staremo percorrendo i passi di padre Puglisi diversamente sarà stata e sarà solo una passerella.”