Trattativa Stato-mafia, la Cassazione: «Processo bis per Mori, Subranni e De Donno»

La Cassazione ha deciso che per la trattativa Stato-mafia occorre un nuovo processo d’appello. Confermata l’assoluzione di Dell’Utri

I Supremi giudici sono stati chiamati a esprimersi sul ricorso presentato dalla Procura generale di Palermo dopo la sentenza del 23 settembre 2021 sulla trattativa Stato-mafia, che ha assolto gran parte degli imputati condannati in primo grado. E oggi 14 aprile 2023 la Procura generale della cassazione ha chiesto un nuovo processo d’appello per il generale dei carabinieri Mario Mori, il generale Antonio Subranni e l’ufficiale Giuseppe De Donno, i tre ex Ros coinvolti nel procedimento sulla trattativa Stato-mafia. Nelle sue conclusioni, il pg ha chiesto «l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata, limitatamente alla minaccia nei confronti dei governi Amato e Ciampi».

I motivi della richiesta per un nuovo processo

I giudici hanno esaminato il ricorso della Procura dopo la sentenza del 23 settembre 2021 che ha assolto la gran parte degli imputati condannati in primo grado. In particolare i giudici di appello di Palermo avevano fatto cadere le accuse per lo stesso Mori, per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, per il generale Antonio Subranni e l’ufficiale dei carabinieri Giuseppe De Donno, questi ultimi due ex ufficiali Ros assieme a Mori. La sentenza d’appello ridusse a 27 anni la pena per il boss Leoluca Bagarella confermata quella a 12 anni per il medico Antonino Cinà, ritenuto il medico di Totò Riina.

Nelle conclusioni il pg chiede “l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata, limitatamente alla minaccia nei confronti dei governi Amato e Ciampi”. Per il rappresentante dell’accusa la sentenza di secondo grado descrive “la trattativa negli anni ma non fa una precisa ricostruzione della minaccia e di come era rivolta al governo” e lo fa solo in modo “congetturale”.

«Accuse non  dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio»

Nel corso della requisitoria il procuratore generale ha aggiunto che è “necessario annullare la sentenza con rinvio” perché “almeno una parte delle prove a supporto della sentenza è desunta indiziariamente” e le accuse non dimostrate “oltre ogni ragionevole dubbio. A questa esigenza di certezza processuale – ha aggiunto il pg – la sentenza fornisce una risposta non conforme al diritto e difettosa sul piano motivazionale”.  Il rappresentate dell’accusa ha chiesto invece la conferma dell’assoluzione per l’ex senatore Marcello Dell’Utri.

Sit-in di protesta di alcune associazioni antimafia

Oggi poco prima di entrare in aula il generale  Mori aveva parlato brevemente con i cronisti limitandosi a dire: «Non mi aspetto nulla. Il mio stato d’animo? Molto buono». Mentre si svolgeva l’udienza, fuori dal Palazzaccio si è svolto un sit-in di protesta di alcune associazioni antimafia, tra cui Our Voice e Attivamente, che hanno esposto uno striscione con la scritta: «Trattativa Stato-mafia, si condannino le responsabilità istituzionali».

Foto Ansa