Spari a Palermo, dimessa la donna rimasta ferita da un colpo di fucile

Valentina Peonio, la donna di 33 anni rimasta ferita da un colpo di fucile sparato da un giovane a piazza Nascè nella notte tra sabato e domenica 20 dicembre. Era ricoverata da due settimane nel reparto di chirurgia plastica di Villa Sofia: dopo giorni di paura, i medici hanno sciolto la prognosi e deciso per le dimissioni.

Per quanto accaduto a piazza Nascé è finito in arresto Giuseppe Calì di 21 anni: è accusato di detenzione di arma clandestina, lesioni, omissione di soccorso e spari in luogo pubblico. Pur essendo l’indagato incensurato, la sua condotta denota estrema pericolosità sociale, dal momento che si aggirava nelle vie del centro di Palermo il sabato notte, armato di fucile dal quale sono partiti colpi che hanno ferito la vittima e che solo per circostanze fortuite e ingovernabili non hanno portato a conseguenze ancora più gravi”. Questo quanto scritto dal pm Sara Morri nella richiesta di convalida dell’arresto. A incastrarlo ci sarebbero le immagini delle telecamere e le testimonianze della vittima e di un’amica.

Il racconto di Calì

Ho trovato il fucile nel cassonetto. Questo avrebbe detto Giuseppe Calì agli inquirenti durante l’interrogatorio il giorno del fermo, avvenuto il giorno dopo l’accaduto. “Mi è partito un colpo. Non volevo uccidere. Mi volevo consegnare ma avevo paura. Mi dispiace per la ragazza, non era mia intenzione uccidere o ferire nessuno”.

Secondo quanto ricostruito, il ragazzo ha esploso un colpo accidentalmente e 30 pallini hanno raggiunto al collo e alla spalla Valentina Peonio, che si trovava fuori con un’amica, in attesa della cugina. Il gip ha scritto nella convalida che Calì “deteneva e portava con sé un’arma con matricola abrasa e arrivava persino a utilizzarla”, dimostrando una personalità ambigua e pericolosa: «Anche ipotizzando l’accidentalità dello sparo e del rinvenimento dell’arma non può di certo essere tralasciato che il fucile non veniva denunciato dopo il suo rinvenimento, ma occultato dapprima nell’autoveicolo e poi in un terreno incolto. L’indagato ha sì ammesso la sua responsabilità, consentendo il ritrovamento dell’arma, ma solo ed esclusivamente dopo che i poliziotti si erano recati presso la sua abitazione e lo avevano invitato a consegnare quanto eventualmente detenuto. L’arma, peraltro, era stata da lui in un primo momento fortemente rivendicata”, dopo che un’amica della ragazza ferita, subito dopo lo sparo, «aveva tentato di prenderla con sé, sottraendogliela”.

Inoltre “l’arma è stata rinvenuta dalla polizia smontata in due parti e tale disassemblaggio mal concilia con la riferita ignoranza di Calì in fatto di armi – continua il gip – o comunque lascia intendere che questi possa essere stato aiutato nella dissimulazione della stessa”. “Egli potrebbe essersi prestato a custodire l’arma per conto di qualcun altro, che potrebbe nuovamente chiedere il suo “ausilio”».

Giuseppe Calì, chi è il 21enne che ha sparato a Palermo

Giuseppe Calì ha 21 anni, vive nel quartiere di Borgo Nuovo e lavora come pasticcere. Dalle immagini di sabato notte in questo momento è certo che fosse sopra un’auto e avesse un fucile. L’arma è ora all’esame dei tecnici della polizia scientifica“L’ho trovato casualmente“, ribadisce agli inquirenti Calì per difendersi. Una ricostruzione, però, che non convince affatto gli investigatori e i magistrati. Il 21enne di Borgo Nuovo ha raccontato che si trovava quella notte a piazza Nascè solo di passaggio, per dare uno strappo alla cugina: “Stavo aspettando mia cugina che aveva trascorso la serata in un locale della zona, ero passato a prenderla“.

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Redazione PL