Una nuova sparatoria a Palermo, ancora scene da far west nelle zone della cosiddetta movida che negli ultimi mesi – ma forse sarebbe più giusto dire negli ultimi anni – registrano una lunga scia di episodi violenti. Stavolta è successo, intorno alle due e mezzo, in piazza Nascè, non lontano da quella via Isidoro La Lumia più volte finita sulle pagine di cronaca per accadimenti di questo genere.
Una ragazza di 33 anni è rimasta gravemente ferita dopo essere stata raggiunta da alcuni colpi, verosimilmente sparati da un fucile, ed è stata trasportata al pronto soccorso di Villa Sofia. La giovane è fuori pericolo e, secondo gli inquirenti, non sarebbe stata nemmeno l’obiettivo di chi ha sparato. Semplicemente sarebbe stata colpita per errore. Le forze dell’ordine stanno indagando al fine di definire i contorni dell’accaduto e capire cosa sia effettivamente successo.
A Palermo scoppia la polemica. L’istituzione delle cosiddette zone rosse dopo la brutale uccisione di Paolo Taormina in via Spinuzza sembra non essere servita a niente e tra i cittadini serpeggia la paura. “Palermo non può più convivere con la paura – dice il consigliere comunale Ottavio Zacco (Noi Lavoriamo per Palermo) -. I nostri giovani hanno il diritto di uscire e vivere la città, così come chi lavora nei locali ha il diritto di farlo in sicurezza. Le zone rosse non bastano: la violenza si sposta di pochi metri e resta impunita. Servono controlli veri, continui, in tutta la città. Serve una guida prefettizia autorevole. Serve una presenza forte dello Stato. Ritengo indispensabile il ricorso a strumenti straordinari, incluso l’impiego strutturale dell’Esercito a supporto delle forze dell’ordine, con una presenza stabile e visibile in tutti i quartieri, capace di garantire deterrenza e rassicurazione ai cittadini. La sicurezza è un diritto, non una concessione”.
“Una fucilata, nel cuore della notte. Una donna colpita per strada, a Palermo, non perché fosse un bersaglio ma perché passava di lì. Vittima collaterale, si dice. Come se fosse un dettaglio tecnico, non una tragedia civile. La fucilata è il punto di partenza, perché più chiaro di così è difficile spiegare che qualcosa, nella sicurezza delle nostre città, si è rotto”. Così dichiara Davide Faraone, vicepresidente nazionale Italia Viva. “Da lì in poi la scena è sempre la stessa, e non solo a Palermo – prosegue -. Omicidi, sparatorie, accoltellamenti nelle strade di mezza Italia. Cambiano le città, non cambia la sensazione: il confine tra normalità e Far West si è assottigliato fino quasi a sparire. Con Giorgia Meloni al governo, la sicurezza promessa a pieni voti è rimasta un titolo di campagna elettorale”.
“I numeri, quelli veri, raccontano una storia che il governo preferisce non leggere ad alta voce. A Palermo, in due anni, i furti commessi da minori aumentano del 20%, le rapine del 34%, le estorsioni del 32%. A livello nazionale i furti crescono del 7%, le truffe informatiche del 25%, le violenze di genere del 10%. Non impressioni, non ‘percezioni’: dati ufficiali. E davanti a questo scenario cosa ha fatto l’esecutivo? Ha messo mano al codice penale come si fa con un volantino elettorale: lo ha infarcito di 48 nuovi reati, ha aumentato le pene a dismisura, fino a raggiungere il paradosso di quasi 500 anni di carcere messi in fila sulla carta. Una scenografia perfetta. Titoli assicurati. Applausi facili. Peccato che la realtà non funzioni a colpi di comunicati. Perché mentre si accumulavano reati e anni di pena teorici, non si accumulavano agenti per strada, presìdi nei quartieri, investimenti in prevenzione, tempo pieno a scuola, cultura”.
Faraone prosegue: “Le forze dell’ordine hanno chiesto 10mila uomini in più. Risposta della legge di bilancio: zero euro. E allora si torna alla fucilata iniziale, a quella donna ferita per strada. Non è un fatto isolato, è un simbolo. È la prova che riempire il codice penale serve a occupare le prime pagine, non a rendere le strade più sicure. Anzi, il contrario. Quando lo Stato parla molto e agisce poco, il Far West non è una metafora: diventa cronaca”.
“Mi auguro che dopo questo ennesimo fatto di sangue Lagalla voglia smetterla con la ridicola tiritera di Palermo città ‘statisticamente sicura’”. Carmelo Miceli, consigliere comunale e coordinatore regionale per la Sicilia di Progetto Civico Italia, interviene sulla sparatoria di questa notte a piazza Nascè, a Palermo.
“La verità è drammatica – dice Miceli – e tutt’altro che rassicurante: a Palermo è diventato normale uscire con pistole e coltelli in macchina e il sindaco non può continuare a rispondere ad una città angosciata che ‘siamo nella media’. Lagalla deve svegliarsi. Sappiano tutti che il sindaco, per ragioni di sopravvivenza politica, non ha nessuna intenzione di tuonare contro il Governo Meloni e pretendere rispetto. Ma visto che non può farlo da solo, come gli diciamo da quasi un anno, venga in Consiglio Comunale a farsi dare un mandato pieno per pretendere dal ministero dell’Interno e da quello della Difesa l’immediato invio di poliziotti e militari che monitorino ogni strada della città. Esca dal suo palazzo fatato e guardi la realtà in faccia: Palermo è una città violenta e insicura e il Sindaco deve chiedere urgentemente dei nuovi ‘Vespri siciliani’ che ripristinino la sicurezza”.
“Questa volta, una donna è stata ferita ad una spalla colpita, a quanto sembra, da un proiettile vagante partito accidentalmente da una auto parcheggiata poco distante. La stessa auto, nel tentativo di dileguarsi rapidamente dal luogo, avrebbe travolto due pedoni che stavano attraversando in quel momento”. Lo dice la segreteria provinciale del sindacato di polizia Fsp di Palermo.
“Solo per puro caso quindi, nessuno ha perso la vita. È necessario e urgente potenziare l’organico delle Forze dell’Ordine in tutta la provincia di Palermo e, confidando nelle parole del ministro dell’interno Matteo Piantedosi che soltanto pochi mesi fa ha assicurato la copertura del turnover in aggiunta ad un potenziamento degli organici per il controllo del territorio, auspichiamo che tale potenziamento avvenga già dalla prossima movimentazione di personale”.