Presentato a Palermo il progetto PNRR RiskMet, “Un passo avanti per la diagnosi precoce di malattie metaboliche”
La medicina del futuro, capace non solo di curare ma anche di prevedere, fa tappa a Palermo. L’Aula Ascoli del Policlinico P. Giaccone ha ospitato un importante congresso dedicato al progetto PNRR RiskMet. L’incontro si è basato su uno studio multidimensionale dei fattori di rischio (genetici, comportamentali e ambientali) legati all’insorgenza della sindrome metabolica in pazienti trattati con farmaci antipsicotici.
L’evento, finanziato dall’Unione Europea attraverso i fondi NextGenerationEU, ha riunito alcuni dei massimi esperti del settore e rappresenta un momento fondamentale per la ricerca biomedica. In un mondo dove la medicina di precisione diventa sempre più cruciale e imprescindibile, la Sicilia si pone all’avanguardia con il progetto RiskMet. Finanziato con i fondi del PNRR e coordinato dal dott. Giovanni De Girolamo del IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, e che vede coinvolti l’Università degli Studi di Palermo, il Policlinico universitario Federico II di Napoli e IRCCS Eugenio Medea di Lecco, RiskMet rappresenta un passo fondamentale verso una sanità capace non solo di curare, ma anche di prevedere e prevenire. Comprendere chi è più vulnerabile permette, infatti, di personalizzare le terapie e migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti adulti e in età evolutiva.
Per capire meglio la portata e gli obiettivi di questa iniziativa, abbiamo incontrato Erika La Cascia, Professoressa Ordinaria presso il Policlinico universitario di Palermo, e responsabile della sede palermitana del progetto.
Professoressa La Cascia, può spiegarci qual è l’obiettivo principale di RiskMet?
“RiskMet significa rischio metabolico. Per sindrome metabolica si intende quell’insieme di condizioni quali obesità addominale, iperglicemia a digiuno, ipertensione, trigliceridi elevati, che, se presenti contemporaneamente, aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, ictus e diabete di tipo 2. Il primo obiettivo è quindi di identificare i fattori di rischio per la MetS nei pazienti trattati con farmaci antipsicotici, in particolare di seconda generazione. Farmaci indicati per la cura di disturbi psichiatrici quali le schizofrenie e i disturbi bipolari e il cui utilizzo, indispensabile, a volte può comportare in alcuni pazienti il rischio di sviluppare una sindrome metabolica.
Vogliamo capire quali fattori, dalla genetica allo stile di vita, aumentano questo rischio. L’idea è quella di creare un modello predittivo che consenta ai medici di identificare in anticipo i pazienti più a rischio e di intervenire con strategie preventive mirate.
In che modo questo progetto può avere un impatto concreto sulla vita dei cittadini palermitani e siciliani?
“L’impatto è diretto. Per i pazienti, significa ricevere cure più sicure e personalizzate, riducendo gli effetti collaterali dei trattamenti farmacologici essenziali per la loro salute mentale e poter avere un buona qualità di vita. Per il sistema sanitario nazionale, significa ottimizzare le risorse, passando da un approccio basato sulla cura della malattia conclamata a uno basato sulla prevenzione. A Palermo e in Sicilia abbiamo centri di eccellenza per la salute mentale e questo progetto rafforza la nostra capacità di offrire un’assistenza all’avanguardia, che segue l’approccio multidisciplinare e integrato.”
Qual è il suo ruolo specifico all’interno di questa complessa macchina di ricerca?
” Il mio ruolo è quello di coordinare le attività di ricerca clinica sul territorio. Ci occupiamo del reclutamento dei pazienti, della raccolta dei dati clinici, genetici, biochimici, psicologici e comportamentali. Lavoriamo a stretto contatto con i pazienti per monitorare aspetti come la dieta, l’attività fisica e la qualità del sonno, utilizzando anche tecnologie innovative come applicazioni per smartphone e sensori indossabili. È un lavoro di squadra che unisce competenze diverse, dalla psichiatria alla genetica, dall’endocrinologia alla bioingegneria.”
Quali sono le sfide tecnologiche e scientifiche più grandi che state affrontando?
“La sfida maggiore è integrare una mole enorme di dati eterogenei: informazioni genetiche, dati clinici, abitudini di vita. Un’altra sfida, non meno importante, è quella di tradurre i risultati della ricerca in strumenti pratici e di facile utilizzo per i medici nella loro pratica quotidiana. Vogliamo che RiskMet non resti un’eccellenza confinata nei laboratori, ma diventi uno strumento concreto di sanità pubblica.”
Guardando al futuro, quali sono i prossimi passi e la visione a lungo termine del progetto?
“I prossimi passi includono il completamento della raccolta dati e l’avvio della fase di analisi per sviluppare il nostro modello predittivo. La visione a lungo termine è ambiziosa: vorremmo che questo approccio diventasse uno standard di cura. Sogniamo un futuro in cui il medico possa avere una ‘carta d’identità’ del rischio del paziente e agire di conseguenza. RiskMet è un tassello importante per costruire la medicina di precisione del futuro, una medicina sempre più predittiva, preventiva e personalizzata, con la Sicilia centro propulsore di questa innovazione.”