“Preghiamo il Signore che certe cose non finiscano mai”, le parole inquietanti di Giancarlo Romano

omicidio
“Preghiamo il Signore che certe cose non finiscano mai”. Parlava così Giancarlo Romano, il 37enne ucciso a colpi di pistola lunedì scorso a Palermo, nel quartiere Sperone.

Gli inquirenti lo hanno definito il “nastro nascente di Cosa Nostra”, maturando attorno al suo omicidio l’inchiesta che ha portato questa mattina all’arresto di 8 persone dei clan di Brancaccio, Sperone, Roccella e Corso dei Mille. 

Scommesse ed estorsioni

Le dinamiche dell’agguato che ha portato all’uccisione di Romano e al ferimento dell’amico 28enne Alessio Caruso, assumono sempre più contorni nitidi. Un giro di affari tra potere, scommesse clandestine, droga ed estorsioni che coinvolgerebbero hotel, officine meccaniche e persino il venditore ambulante dello street food. 

“Noi siamo contro lo Stato”

“Noi abbiamo degli ideali dentro, che non facciamo morire mai – così diceva Romano, come riportato da La Repubblica e noi preghiamo il Signore che certe cose non finiranno mai… noi siamo contro lo Stato, siamo contro la polizia”. 

Una nuova possibile guerra di mafia e tanti ancora i dettagli da chiarire, ma torna sempre un’unica costante. Quel paradosso tra gli ideali di Cosa Nostra e le preghiere rivolte ad un Dio nel chiedergli di proteggerli. 

Nove arresti a Brancaccio, i nomi

Nello specifico la custodia cautelare in carcere è stata disposta per Alessio Salvo Caruso, il 28enne attualmente in carcere perché rimasto ferito nella sparatoria in cui ha perso la vita Giancarlo Romano; Giuseppe Arduino, 54 anni; Giuseppe Chiarello, 48 anni; Damiano Corrao, detto “kiss kiss”, 62 anni; Francesco Farina, 70 anni; Sebastiano Giordano, 63 anni; Antonio Mazzè, 57 anni; Settimo Turturella, 53 anni; Vincenzo Vella, 58 anni. Tra i destinatari del provvedimento c’era anche lo stesso Romano.