Per avere più posti, il portellone staccatosi dal Boeing era ‘finto’ e fissato con 4 bulloni

Nel Boeing 737 Max 9 della Alaska Airlines era stato sostituita l’uscita di emergenza con delle aperture “a tappo”

Il portellone staccatosi venerdì sera, mentre il Boeing 737 Max 9 della Alaska Airlines era in volo a 711 km/h e quasi cinquemila metri di altezza, in effetti era una finta uscita d’emergenza, quella che in gergo tecnico si chiama “plug door”. Una soluzione che asseconda le ultime “tendenze” del settore aereo, e cioè la possibilità di riuscire a stipare più passeggeri in spazi più limitati. La soluzione adottata da Boeing  per sostituire le uscite d’emergenza è stata quella di introdurre per gli aerei 737-900ER delle aperture “a tappo”, ricavando così  dei “ritagli” di spazio che permettevano fi far sedere più passeggeri. In questo modo, gli aerei della Boeing avrebbero potuto soddisfare anche le normative FAA, evitando la produzione specializzata.

‘Pulg door’ fissato con quattro bulloni

Secondo i risultati preliminari del National Transportation Safety Board, nel Boeing incidentato mancavano i quattro bulloni destinati a fissare la porta dell’Alaska Airlines alla fusoliera dell’aereo. Gli ispettori stanno lavorando per capire cosa sia successo. Il presidente dell’NTSB Jennifer Homendy ha detto: “Non sappiamo se i bulloni fossero lì, o se siano usciti durante il violento evento di depressurizzazione”. Di fatto, solo una settimana prima dell’incidente, dopo che un controllo di manutenzione da parte di una compagnia aerea internazionale aveva rivelato un bullone senza dado che lo fissasse, la FAA aveva chiesto alle compagnie aeree di ispezionare eventuali bulloni allentati in una parte diversa dell’aereo Boeing 737 Max, quindi non nella porta.