Palermo, una targa per Lia Pipitone: la figlia del boss che sognava la libertà

Una targa per ricordare Lia Pipitone, figlia del boss dell’Arenella Antonino. Uccisa per mano mafiosa il 23 settembre del 1983 nel suo quartiere, all’età di 25 anni, Lia era nata per la libertà.

L’omicidio di Lia Pipitone

Il suo omicidio, avvenuto durante una finta rapina, maturò, secondo le sentenze che hanno visto la condanna dei boss Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia, in seno a Cosa Nostra in ossequio alle regole ferree imposte dalla cultura patriarcale mafiosa dalla quale Lia aveva osato affrancarsi.

Oggi Lia Pipitone, insieme a tante altre donne che hanno resistito all’oppressione del potere mafioso, non è riconosciuta come vittima innocente di mafia perché figlia di un boss, nonostante le sentenze chiariscano la sua lotta per l’emancipazione dal contesto familiare.

“Diritti vivi”: una targa in memoria della libertà di Lia

Giovedì 7 Marzo alle ore 15:00 in via Papa Sergio I n. 61, luogo della sua uccisione, il Coordinamento di Libera Palermo apporrà una targa temporanea in ricordo della sua voglia di libertà e ribellione e per denunciare la necessità del suo riconoscimento in qualità di vittima innocente di mafia.

L’iniziativa si inserisce all’interno di un percorso decennale avviato dalla rete associativa di Libera denominato “Diritti vivi”, finalizzato alla tutela di quelli che la legge chiama benefici, ma che affermiamo essere diritti dei familiari delle persone che hanno perso la vita a causa della violenza mafiosa, e alla rimozione degli ostacoli legislativi legati ai processi di riconoscimento ufficiale di status di vittima innocente di mafia.