Palermo: manta gigante trovata a dicembre, quale sarà il suo destino?

Le parole di Salvatore Seminara, commissario dell’Istituto Zooprofilattico

manta gigante

Sono trascorse due settimane dal ritrovamento di una manta di 400 chili senza vita a Palermo, sui fondali del porticciolo della Cala. Successivamente l’istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia aveva accolto l’animale, su cui è stata effettuata una necroscopia con annessi prelievi per l’identificazione della specie.

Il commissario straordinario dell’istituto Salvatore Seminara aveva prospettato la possibilità di utilizzare sulla manta la tecnica della tassidermia, che consiste nella preparazione e conservazione delle pelli animali, al fine di poter beneficiare a lungo dell’esemplare raro ritrovato a fini espositivi o educativi.

“VORREMMO FARLA RESTARE A PALERMO”

Tuttavia, allo stato attuale, la manta è ancora custodita presso l’istituto. A spiegarci i motivi dei ritardi sull’esecuzione della pratica di conservazione è stato proprio il commissario Seminara, che abbiamo sentito sull’argomento: “Abbiamo un’area didattico-sensoriale con tante cose interessanti all’interno, in cui pensiamo di collocare la manta, se riusciamo a prepararla tassidermicamente. Attualmente conserviamo l’animale a una temperatura di meno 15 gradi. Aspettiamo alcuni riscontri per capire chi potrebbe prepararla, perché non è semplice, in quanto l’animale è molto grande.

Gli operatori dell’Istituto Zooprofilattico mentre esaminano la manta

C’è un metodo all’avanguardia, – ha proseguito Seminara – che consiste in una sorta di liofilizzazione, come avviene per i fiori secchi. Ma il macchinario non riuscirebbe ad applicare la tecnica sull’intero animale, che si dovrebbe dunque tagliare a metà. Aspettiamo riscontro anche da un paio di istituti che preparerebbero la manta in maniera più tradizionale.

Una delle principali incognite – ha sottolinato il Commissario – è legata alla permanenza fuori congelamento dell’animale per più di 24 ore, tempo trascorso da quando è stata ritrovata a quando è stata trasferita qui. Non sappiamo nemmeno quanto l’animale sia rimasto in acqua senza vita.

Si tratta di un reperto importante, anche se non unico ovviamente. Ci sono ampie zone delle coste del Marocco dove questi animali sono frequenti e probabilmente da li si espandono. Vorremmo mantenerla a Palermo, dove è avvenuto il ritrovamento. L’intenzione è poterla fare visitare con illustrazioni, documentari e filmati. Però è tutto in itinere, – ha concluso Seminara – ci sono tantissime incognite, compresa l’analisi non indifferente dei costi.”