Palermo, la nave rischia di affondare: analisi di una squadra allo sbando

La sconfitta patita dal Palermo in quel di Brescia lascia, oltre che un inevitabile sapore di amaro in bocca, tante perplessità per le dinamiche con cui si è compiuta la disfatta. L’ennesima occasione buttata al vento dal team rosanero assume infatti dei contorni quasi tragicomici. Il presagio che la giornata di campionato sarebbe stata probabilmente “funesta” era già stato avvertito un’ora prima della gara, quando sono state annunciate le formazioni che sarebbero scese in campo.

Le discutibili scelte sugli undici uomini che Corini aveva deciso di schierare avevano, infatti, fatto storcere sin da subito il naso a parecchi tifosi ed appassionati che, dall’alto della loro “ignoranza”, erano riusciti ad essere comunque più lungimiranti dello stesso allenatore. Decisioni incomprensibili, ai più, quelle prese dal tecnico di Bagnolo Mella (iniziali ma anche in corso d’opera) che hanno indubbiamente inciso in maniera profonda sul risultato e sulla prestazione impalpabile della squadra siciliana.

Inammissibile cambiare 5/11 di una formazione che, finalmente, stava trovando il suo equilibrio, per di più in un match cruciale come quello di Brescia. Folle anche solo pensare di potersi privare contemporaneamente di quegli elementi che, espressamente richiesti a gennaio per alzare il tasso qualitativo dell’organico, stavano riuscendo a compiere la loro missione, portando la squadra a ritrovare le giuste trame di gioco e a mettere pressione alle formazioni che occupavano le posizioni di vertice. 

Il silenzio assordante della società rosanero

Quello che stride ancor di più della sconfitta è però il silenzio assordante della società di Viale del Fante, forse unica pecca fin qui mostrata dalla dirigenza inglese. La tifoseria rosanero, come ogni tifoseria calda e passionale, gradirebbe infatti una gestione meno “aziendale” e più umana ma, soprattutto, delle risposte chiare e concrete in merito all’attuale gestione tecnica che, da due anni a questa parte, ha smosso più di qualche dubbio sulla sua validità. Tutto però tace intorno al Palermo, nonostante i proclami di inizio campionato parlavano di un torneo di B da vivere come protagonista assoluta.

Anche l’organico allestito dalla dirigenza andava in questa direzione ma, a dieci giornate dalla fine della regular season, quei sogni di protagonismo si sono infranti contro il muro di una squadra che non riesce ad esprimere tutto il suo potenziale. Inutile anche discutere di cosa non abbia funzionato. Ancora di più lo è mettere sulla graticola il singolo giocatore o uno specifico reparto, come quello difensivo, che ci ha ormai abituato ad incassare 3-4 gol a partita. 

Un destino che potrebbe essere cambiato

Quello che non funziona è chiaro ed è sotto gli occhi di tutti: questa squadra è incapace di creare gioco, di dare continuità in termini di risultati e, soprattutto, di sostenere anche la benché minima pressione psicologica che in una piazza come Palermo è lecito aspettarsi. E se dunque il valore dei calciatori presenti in organico non è in discussione (in loro favore parlano i numeri e le carriere) viene spontaneo domandarsi (non ce ne voglia il buon Eugenio, a cui umanamente siamo tutti legati) di chi può essere la responsabilità del fatto che a Palermo, quegli stessi giocatori, non riescano a ripetere quanto di buono fatto vedere in altre piazze.

Volendo parafrasare il concetto potremmo dire, rifacendoci ad un avvenimento storico, che anche una nave imponente, solida e ben costruita come il Titanic è riuscita ad affondare. Colpa di un iceberg o di un comandante forse poco esperto o non abbastanza attento. La differenza è che in questo caso il destino potrebbe forse essere cambiato e la nave si potrebbe ancora salvare, se solo si volesse, ma si preferisce farla colare a picco nel mare dell’indifferenza. D’altronde a Palermo siamo sempre stati abituati ad affondare, per poi risalire in superficie e riprendere la rotta.

 

Fonte Immagine: sito ufficiale Palermo Fc

 

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