“Mi ricorderanno perché sono stato bravo nel mio campo”: si cerca il tesoro di Messina Denaro

Il procuratore Maurizio De Lucia parla del patrimonio di Messina Denaro di cui si conosce l’esistenza e che ancora non si può sequestrare

Le notizie che arrivano dall’ospedale dell’Aquila, con lo stop alla chemio lasciano intuire che per Matteo Messina Denaro questi sono gli ultimi giorni della sua vita. Che, senza dubbio, è stata più lunga di qualla di Giovanni falcone e Paolo Borsellino. Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del Ros che hanno portato all’arresto del boss, parlando dell’ex superlatitante e del suo patrimonio, ad Affaritaliani.it ha detto: “La lotta alla mafia passa anche attraverso la sottrazione dei beni ai boss. Una larga parte dei patrimoni relativi a Messina Denaro e alla sua famiglia è peraltro già stata individuata ed è già stata oggetto di sequestro e confisca. Per esempio nell’ambito della grande distribuzione, anche anni fa, sono state sequestrate catene di supermercati. Oggi stiamo lavorando per quella parte di patrimonio che sappiamo esiste ma che non siamo ancora in grado di sequestrare perché non abbiamo identificato tutti i prestanome. Ma ne abbiamo individuati, così come abbiamo individuato alcuni beni in questione, che ovviamente non posso rivelare”.

Mesina Denaro:“Mi ricorderanno perché sono stato bravo nel mio campo”

Durante il suo ricovero nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, Messina Denaro un giorno chiese al medico che lo aveva in cura: “Dottore, secondo lei di tutti quelli che muoiono, quanti vengono ricordati? Il 5 per cento?”. Esprimendo uno dei dubbi che, probabilmente, si affacciano nella mente di chi sa che la morte si avvicina. L’inaspettata domanda colse il medico impreparato. Ma rispose che, a suo avviso, la percentuale è senza dubbio più bassa di quel 5 per cento. Matteo Messina Denaro allora replicò: “Vabbè, dottore, a lei la ricorderanno. E pure a me. Perché come lei è bravo nel suo campo, pure io sono stato bravo nel mio”. Questo “Mi ricorderanno perché sono stato bravo nel mio campo” suona come un’atroce epitaffio. Perché il considerarsi ‘bravo’ nel suo campo è una sintesi di tutte i morti che hanno “impreziosito” il suo percorso terreno. E inoltre testimonia il pensiero di un boss alla fine della sua esistenza, ancorato al desiderio di restare nella memoria del Paese. Ma la mafia è mafia fino alla fine. Nessun pentimento. Come, d’altronde, mai nessuna ammissione.