In casa a Palermo con 3 milioni per il “re dei surgelati”, finisce in carcere Giuseppe Licata

re dei surgelati

Finisce in carcere Giuseppe Licata una delle persone finite ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul traffico di surgelati per conto di Cosa Nostra della Guardia di Finanza di Genova. I sostituti procuratori Federico Manotti e Giancarlo Vona hanno chiesto e ottenuto la custodia in carcere per Licata dopo che, in occasione delle perquisizioni, gli erano stati trovati tre milioni in contanti in casa a Palermo. Il denaro era sistemato in sette borsoni.Secondo gli inquirenti il denaro trovato nell’abitazione di Licata sarebbe stato nascosto per il re dei surgelati di Palermo, Salvatore Vetrano ritenuto legato al mandamento palermitano di San Lorenzo.

Nel 2022 gli erano stati confiscati 20 milioni e per tale motivo Licata avrebbe tenuto quei soldi “verosimilmente provenienti dagli incassi di Liguria Surgelati srl”, consentendo così “a Vetrano di comportarsi da socio occulto e beneficiario dei profitti della società e comunque di disporre di fatto di una gigantesca provvista di denaro a lui non riconducibile in alcun modo”.

Il patrimonio dell’imprenditore era già stato sottoposto a sequestro tra il 2013 e il 2014 e oggetto di successiva confisca nel 2019. Dalle indagini, infatti, sarebbe emersa “La contiguità ad elementi di spicco di Cosa nostra”, con una scalata imprenditoriale “inserita all’interno di una commistione di interessi tra mafia e impresa”.

Gli indagati

Oltre a Vetrano nel corso dell’operazione era stata arrestata anche la moglie Anna Bruno, figlia del boss Pietro. In totale sono 12 le persone indagate, alcune residenti in Liguria o titolari di società con sede nella Regione. Le accuse, a vario titolo sono associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento Iva aggravati dalla transnazionalità. All’imprenditore Vetrano è anche contestata l’aggravante di agevolare Cosa Nostra.

Giro d’affari sui prodotti ittici surgelati

Secondo l’accusa, tra il 2015-2021, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia, di cui Vetrano era amministratore di fatto e socio occulto – con amministratori e soci scelti da lui –  era stato creato un giro d’affari basato sull’importazione di prodotti ittici surgelati dalla penisola iberica nel nostro Paese nonché di porre in essere reiterate e gravi frodi IVA consistite nel trasferire illecitamente su “missing trader” (ditte 2 cioè che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura) il debito IVA nascente dalle transazioni e nel garantirsi, nel contempo, la possibilità di praticare prezzi al di sotto delle normali condizioni di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza, nonché, infine, di reimpiegare il denaro provento delle fittizie intestazioni societarie e dei delitti di evasione nelle società estere riconducibili sempre a Vetrano.

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