Confermato dal Governo: 1500€ per ogni neonato, arriva il nuovo REDDITO di nascita | Spetterà a tutti, è automatico

Bonus neonato - fonte pexels - palermolive.it

Fondo pensione per neonati, la proposta del Governo: una misura lungimirante ma con criticità pratiche

Fratelli d’Italia ha avanzato una proposta ambiziosa: aprire un fondo pensione a ogni neonato con un contributo pubblico fino a 1.100 euro. L’iniziativa si ispira all’esperienza del Trentino Alto Adige, dove già esiste un incentivo simile per incoraggiare le famiglie ad avviare una previdenza complementare per i bambini. L’obiettivo dichiarato è duplice: sostenere la natalità e promuovere la cultura del risparmio previdenziale fin dai primi anni di vita dei figli.

L’idea di costruire una forma di previdenza complementare fin dalla nascita appare, sulla carta, lungimirante. In un Paese con tassi di natalità in calo e un sistema pensionistico pubblico sotto pressione, la misura potrebbe rappresentare un supporto significativo nel lungo periodo. Tuttavia, il modello trentino prevede che le famiglie versino annualmente una quota minima per accedere al contributo, requisito che potrebbe escludere proprio chi più necessiterebbe di sostegno economico.

Il fondo pensione sarebbe attivato alla nascita, adozione o affidamento del minore con un contributo iniziale di 300 euro. Nei quattro anni successivi lo Stato verserebbe altri 200 euro all’anno, subordinati al versamento minimo di 100 euro da parte dei genitori. Al termine del quinquennio, il totale del contributo pubblico arriverebbe a 1.100 euro, cui si aggiungerebbero i 400 euro versati dai genitori, per un montante complessivo di 1.500 euro.

Le proiezioni indicano che questa somma, investita a un rendimento medio del 5% annuo fino ai 65 anni del beneficiario, potrebbe crescere fino a 20-25 mila euro, offrendo un’integrazione utile alla pensione pubblica. Tuttavia, il beneficio è distante decenni e non risolve le esigenze immediate delle famiglie, come spese per pannolini, alimentazione, abbigliamento o asili nido. Per molti nuclei con redditi bassi, versare 100 euro all’anno può rappresentare un impegno difficile da sostenere.

Interesse delle Regioni e modelli alternativi

Il modello trentino ha suscitato interesse anche in altre regioni, come il Piemonte, che sta valutando un meccanismo simile per superare i limiti dei bonus una tantum. L’approccio punta a offrire uno strumento strutturale e non solo incentivi temporanei, trasmettendo simbolicamente l’idea che le istituzioni si prendano cura del futuro dei cittadini fin dalla nascita.

La proposta si scontra con la realtà quotidiana di molte famiglie italiane, alle prese con la carenza di servizi essenziali per l’infanzia. I fondi del PNRR destinati agli asili nido, ridimensionati e rallentati nei tempi di realizzazione, evidenziano quanto le necessità immediate siano ancora largamente insoddisfatte.

Reddito nascita – fonte pexels – palermolive.it

Il problema dei posti nido nel Mezzogiorno

Oltre 17 mila posti negli asili nido rischiano di non essere disponibili, soprattutto nelle regioni del Sud, dove la copertura è inferiore rispetto al Nord. In questo contesto, la priorità per molte famiglie resta trovare un posto al nido per permettere alle madri di rientrare al lavoro, mentre la previdenza complementare per i figli diventa una questione secondaria.

La proposta di Fratelli d’Italia, pur simbolicamente interessante, rischia di favorire nuclei già economicamente avvantaggiati. Per molte famiglie con risorse limitate, la difficoltà di versare contributi minimi e la mancanza di servizi essenziali rendono difficile beneficiare di uno strumento pensato per il lungo periodo, evidenziando la distanza tra politiche previdenziali future e bisogni concreti del presente.