Chi sono i sei indagati nell’inchiesta sulla Sanità siciliana

Ecco chi sono gli indagati per falso della Sanità: dalla dirigente Di Liberti agli altri burocrati, fino all’informatico esterno. Dal loro gruppo uscivano tutti i dati sull’epidemia in Sicilia che venivano trasmessi all’Istituto superiore di Sanità

Tutti i dati che venivano trasmessi all’Iss dalla Sanità siciliana erano gestiti da un gruppo di burocrati che, da quello che sta emergendo, vivevano con l’incubo del Rt, l’indice di trasmissione del virus. Quello che calcola quante persone può contagiare un positivo. Un numeretto che viene fuori dalla combinazione dei 21 parametri, e regola la classificazione delle regioni in fasce di rischio. Il gruppo era formato dai sei personaggi che adesso sono indagati per falso. Tre di loro sono agli arresti domiciliari. Secondo la procura di Trapani, dal novembre 2020 al 19 marzo scorso avrebbero manipolato i dati siciliani sul Covid-19 da inviare ogni giorno all’Istituto superiore di Sanità.

L’EX ASSESORE ALLA SALUTE RUGGERO RAZZA

Come scrive oggi Repubblica Palermo, l’ultima parola sui dati da inviare all’Iss spettava all’ormai ex assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Era lui che doveva dare il via libera alle «rimodulazioni », alle «diluizioni» o alle «spalmature» dei dati Covid. A quanto pare viveva con l’incubo della zona rossa. Ieri, davanti ai pm di Trapani che coordinano l’inchiesta, si è avvalso della facoltà di non rispondere .

MARIA LETIZIA DI LIBERTI

Nell’inchiesta è rimasta coinvolta Maria Letizia Di Liberti. Si tratta di uno dei dirigenti storici della Regione, in servizio dal 1992, stimata dalle maggioranze di centrosinistra e di centrodestra. A novembre, nel periodo più critico della seconda ondata del virus, scrisse una direttiva indirizzata a tutte le Asp siciliane. Con toni perentori sottolineava che «l’omissione o l’incompleta registrazione dei dati… costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull’andamento dell’epidemia ». Una direttiva che, come sottolineato da Repubblica, alla luce dell’indagine non valeva per lei e per il suo gruppo di lavoro.

MARIO PALERMO

Alle dipendenze di Razza e della Di Liberto agiva Mario Palermo, direttore del servizio 4 del dipartimento per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico. Questo dirigente, con la mansione di referente unico per i dati Covid-19, era l’uomo che inviava i tabulati e si raccordava con l’Istituto superiore di Sanità. Secondo il gip di Trapani, era a conoscenza di quanto accadeva ma non fece nulla per fermare la falsificazione dei dati.

SALVATORE CUSIMANO E EMILIO MADONIA

Un altro indagato con un ruolo strategico nella vicenda è Salvatore Cusimano, nipote della dirigente Di Liberti. Un funzionario regionale assunto in quanto figlio di una vittima di mafia. Gestiva la raccolta dei dati in tutte le province siciliane. Anche lui arresti domiciliari, perché, come scrive il gip, c’è il fondato rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Secondo il giudice poteva alterare le prove della manomissione dei dati anche Emilio Madonia, associato senior della società Price Waterhouse Coopers Public Sector che gestisce i flussi informatici dell’assessorato. Quindi anche per lui arresti domiciliari.

FERDINANDO CROCE

Nell’inchiesta sui dati covid fasulli fra gli indagati c’è un ultimo personaggio, È Ferdinando Croce, vicario capo di gabinetto dell’assessorato alla Sanità. Avvocato amministrativista, messinese, una vita professionale trascorsa prima come consulente di Comuni della provincia e poi all’assessorato alla Salute. È accusato dalla magistratura di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale. Si legge dagli atti del tribunale di Trapani che Croce, insieme a Maria Letizia Di Liberti, “in concorso morale e materiale decidevano nella consapevolezza della falsità del dato relativo ai soggetti positivi, di comunicare all’Iss un numero inferiore di soggetti positivi relativamente alla provincia di Messina”.