Cameraman palermitano morto a Madrid: Procura generale chiede dati di un social

La Emme Team ha sostenuto di aver scoperto migliaia di pagine di dati, messaggi, post della vittima e tutti gli indirizzi IP di chi controllava i profili social di Mario Biondo, anche la notte della sua morte

Biondo

Potrebbe venire dal social network Facebook la chiave del giallo sulla morte di Mario Biondo. Il cameraman palermitano è stato trovato senza vita nel 2013 nella sua casa di Madrid dove abitava con la moglie, Raquel Sanchez Silva, nota giornalista e conduttrice televisiva spagnola.

La Procura generale, che ha realizzato l’inchiesta e dopo diversi accertamenti aveva chiesto l’archiviazione del caso, ha scritto a Fb europeo, che ha sede a Dublino, per risalire all’identità di chi, conoscendone la password, si sarebbe collegato con il cellulare al wifi dell’abitazione del giovane poche ore prima della sua morte. Avviati, gli accertamenti, nonostante la richiesta di archiviazione pendente davanti al gip. Il tutto dopo che la difesa della famiglia del cameraman, che non crede alla tesi del suicidio ma è certa che il ragazzo sia stato ucciso, ha depositato una serie di indagini difensive. Quest’ultime compiute da un pool di consulenti italo-americani della società Emme Team. Il team di esperti italo-americani ha depositato una corposa memoria.

LA MORTE DI MARIO BIONDO

Trovato impiccato in una libreria di casa. All’epoca, fin da subito le autorità spagnole parlarono di suicidio, e non svolsero nessuna indagine. La Procura di Palermo aprì però una indagine per omicidio e, tramite rogatoria, sentì diversi testimoni tra cui la moglie della vittima. Non avendo individuato elementi utili a proseguire l’inchiesta, chiese l’archiviazione. Una scelta non condivisa dalla Procura generale che ha avocato il caso e disposto la riesumazione del corpo.

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