Arrestato il figlio di un boss: uccise la sorella perché tradiva il marito

Sono state le recenti dichiarazioni di tre ‘pentiti’ che hanno permesso di ricostruire la dinamica e il movente dell’omicidio della sorella dell’arrestato

Gli inquirenti hanno accusato Alessandro Alleruzzo, 47 anni, di avere ucciso nel 1995 la sorella perché tradiva il marito con esponenti del suo clan e di uno rivale. Per l’omicidio della sorella Nunzia, avvenuto 26 anni fa, Alleruzzo è il destinatario di un ordine di custodia cautelare. Il padre di entrambi i protagonisti di questa vicenda, in quell’epoca era il boss di uno storico clan mafioso del Catanese, legato a Cosa nostra. La donna era scomparsa di casa il 30 maggio del 1995.

Quel giorno il figlio di cinque anni aveva detto di averla vista uscire di casa con lo zio Alessandro. Secondo un pentito lo stesso Alleruzzo gli avrebbe “raccontato di aver ucciso la propria sorella per riscattare l’onore della famiglia”. Il corpo di Nunzia fu ritrovato tre anni dopo. Dopo due telefonate anonime, i carabinieri trovarono in un pozzo i resti di una donna, compreso un teschio con due fori causati da colpi di arma da fuoco.

LE DICHIARAZIONE DEI PENTITI

È stato possibile ricostruire la dinamica e il movente del delitto, solo dopo le recenti dichiarazioni di tre pentiti: Francesco Bonomo, Antonino Giuseppe Caliò e Orazio Farina. Secondo loro Alessandro avrebbe ucciso Nunzia Alleruzzo perché “aveva avuto numerose relazioni sentimentali con componenti del clan, abbandonando il marito”. Calò ha anche detto di “avere appreso direttamente da Alessandro Alleruzzo” che era stato lui ad “avere ucciso la sorella. Sporcandosi di sangue e terra per averla dovuta trascinare, per riscattare l’onore della famiglia”. Il collaboratore Farina ha aggiunto che “tra gli amanti di Nunzia Alleruzzo c’era anche Giovanni Messina, componente del gruppo rivale, che aveva ucciso la madre della donna, e che pensava di uccidere anche suo fratello Alessandro”.