WhatsApp, approvato il nuovo reato: se clicchi su questa icona finisci in carcere | Da oggi è completamente proibita in Italia

Reato WhatsApp - fonte pexels - palermolive.it

La messaggistica nella bufera, ecco cosa dice la legge e quali rischi si corrono se non si seguono le regole

La corrispondenza, che un tempo riguardava solo lettere e comunicazioni cartacee, oggi si estende a e-mail, chat e messaggi istantanei. Anche in ambito digitale vige il principio della segretezza, sancito dall’articolo 616 del Codice penale, che punisce la violazione della corrispondenza con pene fino a un anno di reclusione e multe. Nel caso di screenshot, chi non fa parte della conversazione e se ne appropria senza autorizzazione commette un reato. Ma rischiano anche i partecipanti che, senza giusta causa, diffondono il contenuto causando un danno alla vittima.

Non sempre condividere uno screenshot è illegale. La legge ammette delle eccezioni, come l’uso in tribunale per esercitare un proprio diritto o per adempiere a un dovere su richiesta delle autorità. In casi limitati può intervenire anche il diritto di cronaca, ma solo se il contenuto ha reale interesse pubblico e viene diffuso in modo proporzionato, senza violare dati sensibili. Nella maggior parte delle situazioni quotidiane, invece, la condivisione rimane vietata e potenzialmente dannosa.

Un aspetto delicato è quello della diffusione fraudolenta. L’articolo 617-septies del Codice penale, introdotto nel 2017, punisce la condivisione di registrazioni o immagini ottenute senza consenso e con finalità diffamatorie. La pena può arrivare fino a quattro anni di reclusione se lo scopo è quello di ledere la reputazione della vittima. Si tratta di un aggravamento pensato per rispondere all’uso scorretto delle nuove tecnologie, che possono diventare strumenti di danno alla dignità personale.

Non sono immuni da conseguenze nemmeno i destinatari di screenshot privati. Chi riceve una conversazione altrui è tenuto a rispettarne la segretezza e non può diffonderla ulteriormente. L’articolo 618 del Codice penale prevede infatti fino a sei mesi di reclusione o multe per chi rivela contenuti di corrispondenza ottenuti, anche in maniera lecita, da una delle parti. Il rispetto della privacy non si esaurisce con l’invio, ma si estende anche a chi riceve il materiale.

Il rischio della diffusione sui social

La pubblicazione di screenshot sui social network comporta rischi ancora maggiori. In questi casi entra in gioco l’articolo 595 del Codice penale sulla diffamazione. Quando la diffusione lede la reputazione della persona coinvolta, la responsabilità penale è evidente. Poiché i social vengono equiparati ai mezzi di stampa, l’aggravante è automatica: la pena può arrivare fino a quattro anni di carcere e a multe significative. Il pericolo cresce considerando la capacità dei social di diffondere in modo incontrollato contenuti a un pubblico vastissimo.

Gli screenshot possono inserirsi anche in condotte persecutorie, configurando lo stalking. Non è la singola pubblicazione a costituire il reato, ma la ripetizione di comportamenti che generano ansia, paura o costringono la vittima a cambiare le proprie abitudini. In questo caso le pene vanno da un anno a oltre sei anni di reclusione. La giurisprudenza riconosce che la diffusione di messaggi privati può far parte di un quadro più ampio di molestie.

Invio screenshot – fonte pexels – palermolive.it

Il fenomeno del revenge porn

Ancora più grave è la diffusione non consensuale di immagini o video a sfondo sessuale. Qui non si parla più di semplice screenshot ma di veri e propri contenuti intimi. La legge contro il cosiddetto revenge porn punisce chi li condivide con la reclusione da uno a sei anni e con multe che possono arrivare a 15.000 euro. In questo caso la tutela della dignità e della libertà sessuale della persona è massima, e le conseguenze per i responsabili sono pesanti.

Gli screenshot sono strumenti ormai comuni nella vita quotidiana e trovano spazio anche nelle aule di tribunale come prove. Tuttavia, la legge è chiara: la segretezza della corrispondenza deve essere rispettata e la diffusione è consentita solo in casi specifici. Ogni altro utilizzo, soprattutto se orientato a colpire la reputazione o la vita privata di qualcuno, espone a gravi responsabilità penali e civili. Prima di premere il tasto “condividi”, dunque, conviene pensarci due volte: le conseguenze possono essere ben più serie di quanto si immagina.