ULTIM’ORA – L’INPS scopre il trucchetto: il 90% dei lavoratori prende così l’indennità di disoccupazione | Da ora non potrai più farlo
Truffa del Ticket licenziamento - fonte pexels - palermolive.it
La truffa del “Ticket di licenziamento”, un illecito da conoscere: si tratta di un accordo fraudolento tra lavoratore e azienda
Negli ultimi anni è emersa una pratica fraudolenta conosciuta come la truffa del “Ticket di licenziamento”. Si tratta di un accordo illecito tra datore di lavoro e dipendente finalizzato a simulare un licenziamento per permettere al lavoratore di percepire indebitamente l’indennità di disoccupazione NASpI. Questa condotta è severamente vietata dalla legge e può comportare gravi conseguenze sia per il lavoratore sia per l’azienda coinvolta.
La truffa nasce da un accordo “di facciata” tra le due parti. In realtà, il dipendente si dimetterebbe volontariamente, ma il datore di lavoro formalizza un licenziamento fittizio. L’obiettivo è far apparire la cessazione del rapporto come una disoccupazione involontaria, requisito fondamentale per ottenere la NASpI. Dietro questa simulazione si nasconde un inganno mirato a ottenere benefici economici non spettanti dallo Stato.
Il lavoratore, per partecipare alla truffa, versa una somma di denaro al datore di lavoro, presentandola come il costo del “ticket NASpI”. In realtà, questo contributo è un onere esclusivo dell’impresa e non può essere richiesto né pagato dal lavoratore. La pratica ingannevole serve a coprire l’accordo illecito, facendo apparire il pagamento come un requisito legittimo per accedere all’indennità di disoccupazione.
Una volta ricevuto il pagamento, il datore di lavoro formalizza il licenziamento, spesso giustificandolo con motivazioni come una finta riorganizzazione aziendale. Il risultato è che il lavoratore risulta disoccupato involontariamente agli occhi dell’INPS e può presentare domanda per la NASpI. Questo meccanismo permette di aggirare le norme sull’indennità di disoccupazione, ottenendo somme che non sarebbero spettate.
Conseguenze legali per il lavoratore
Il lavoratore coinvolto nella truffa rischia di gravi conseguenze. L’INPS può richiedere la restituzione di tutte le somme percepite indebitamente, aggiungendo sanzioni e interessi. Inoltre, in caso di accertamento, il dipendente può essere denunciato per truffa ai danni dello Stato, con possibili procedimenti penali e responsabilità civili.
Anche il datore di lavoro incorre in pesanti responsabilità. Le sanzioni amministrative possono essere elevate e, in situazioni più gravi, scatta la denuncia penale per truffa e falsità in atti. L’azienda non può rivalersi sul lavoratore per il “ticket NASpI”, poiché questo contributo rimane un onere esclusivo dell’impresa. Ignorare tali obblighi può comportare multe significative e conseguenze penali rilevanti.

Perché la pratica è illegale
La truffa danneggia lo Stato e l’INPS, sottraendo risorse economiche destinate a chi subisce una disoccupazione involontaria reale. La NASpI è un’indennità assistenziale pensata esclusivamente per chi perde il lavoro involontariamente, e non può essere percepita attraverso inganni o simulazioni. Il “ticket NASpI” non rappresenta una tassa o un contributo a carico del lavoratore, ma un onere che spetta all’impresa in caso di licenziamento.
Conoscere la natura di questa truffa è fondamentale per evitare coinvolgimenti legali. L’indennità di disoccupazione è un diritto per chi ne ha veramente bisogno, e le violazioni della legge rischiano di vanificare qualsiasi vantaggio economico. La trasparenza nei rapporti di lavoro e il rispetto delle norme sull’occupazione proteggono sia i lavoratori sia le aziende, garantendo che le risorse pubbliche vengano utilizzate correttamente.
